Si è sollevato un gran polverone attorno all’ennesimo bonus che il Parlamento si appresta ad approvare entro la fine dell’anno: si tratta del cosiddetto “bonus smartphone“, la cui natura sta però rapidamente mutando e la cui analisi sui media è quanto mai deviata da logiche di partito e ben poco da analisi di merito. A tal fine occorre quindi fare chiarezza, perché tra le maglie della confusione il rischio è quello di bruciare nel nulla gli ennesimi 20 milioni di euro che si aggiungono al cumulo del debito pubblico italiano.
E non ne abbiamo di certo bisogno.
Bonus smartphone, il testo ufficiale
Prima di analizzare quanto accaduto, ecco il testo ufficiale del provvedimento. Lo si trova all’interno dell’Allegato 1 della manovra di bilancio, tra gli emendamenti già approvati in sede di Commissione Bilancio. In quello che è l’art.105-bis “Kit digitalizzazione”, si legge:
1. Al fine di ridurre il fenomeno del divario digitale e favorire la fruizione della didattica a distanza ai soggetti appartenenti a nuclei familiari con un reddito ISEE non superiore a 20.000 euro annui, con almeno uno dei componenti iscritti a un ciclo di istruzione scolastico o universitario non titolari di un contratto di connessione internet o di un contratto di telefonia mobile, che si dotino del sistema pubblico di identità digitale (SPID), è concesso in comodato gratuito un dispositivo elettronico dotato di connettività per un anno o un bonus di equivalente valore da utilizzare per le medesime finalità.
2. Il beneficio di cui al comma 1 è concesso ad un solo soggetto per nucleo familiare e nel limite complessivo massimo di spesa di 20 milioni di euro per l’anno 2021. A tale fine nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze è istituito un apposito fondo con una dotazione di 20 milioni di euro per l’anno 2021, da trasferire successivamente al bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per la trasformazione digitale.
Bonus smartphone, la verità
Alcune precisazioni per cercare di fare chiarezza sul tema e capire non solo da dove arrivi questa proposta, ma anche dove possa essere destinata:
- nonostante alcuni giornali non prettamente filo-governativi criticassero l’operazione come fosse l’ennesimo “regalo” del Presidente del Consiglio, la verità è che l’emendamento nasce da una proposta di Forza Italia: non una fonte governativa, dunque, ma di opposizione. Meglio evitare analisi parziali pro o contro il Governo, insomma, e capire nel merito se la proposta abbia un valore o meno;
- non prevede soltanto gli smartphone: la nuova versione, così come è giunta ad approvazione, prevede che il bonus si estenda al concetto di “dispositivo elettronico”. Potenzialmente anche un tablet, quindi;
- non basta soltanto avere l’ISEE al di sotto di 20 mila euro, ma occorrono anche altri requisiti determinanti: uno dei componenti della famiglia deve essere iscritto ad un percorso scolastico, non deve essere presente in famiglia una connessione fissa, né un contratto di telefonia mobile;
- i diretti interessati debbono dotarsi di SPID
- il testo non fa riferimento alcuno al fatto che l’app IO possa essere pre-caricata sul dispositivo, né alle testate giornalistiche abilitate per la lettura quotidiana. Nonostante ciò, e nonostante la proposta non sia governativa, gli strali non sono mancati:
“Io”, “Immuni”, ma non basta, Conte si o più precisamente vi vuole rovinare, solo per oggi il telefonino dirigista vien via con un’altra app in regalo che consente un abbonamento per leggere due quotidiani al giorno: e, ancora una volta, si accettano scommesse su quali saranno queste testate, e per quali, invece, inopinatamente, la consultazione si rivelerà pressoché inaccessibile.
Il testo relativo al “Bonus smartphone” ha dunque cambiato non di poco orizzonte durante la prima fase dell’iter, ampliandosi in termini di strumentazione e perdendo quella peculiarità che aveva assunto concentrandosi sui soli smartphone. Al tempo stesso, l’attuale formulazione sembra soltanto una annacquata estensione di quei provvedimenti in ottica “Bonus PC” che dovevano consentire alle famiglie in difficoltà di avere un dispositivo utile allo studio.
Finalità confuse: da dove arriva, dove andrà
Stime (probabilmente ottimistiche) indicano in 200 mila nuclei famigliari potenzialmente interessati, compatibilmente con un bonus da 20 milioni che deve ottemperare alla fornitura del dispositivo ed alla connettività per un anno. Dubbie le finalità: in un paese ove pressoché la totalità dei nuclei ha uno smartphone o può comunque accedere a uno a basso costo, la misura sembra essere sproporzionata o comunque mal calibrata. Se di “kit digitalizzazione” si sta parlando, allora perché non rifinanziare il Bonus PC ed ampliarne la portata affinché possa essere più inclusivo e meglio calibrato sulle necessità reali manifestatesi in questi mesi?
Ad esprimersi sul testo dovrà ora essere il Parlamento attraverso l’approvazione della Legge di Bilancio entro la fine dell’anno. Per ora, per capire l’origine e la destinazione del nuovo testo, si parta dalle firme che la nuova formulazione “105.022” porta con sé: Gelmini, Trancassini, Garavaglia, Manzo, Del Barba, Pastorino, Delrio, Tabacci.