Sin dalla sua prima stesura, l’accordo tra Google e gli editori per Book Search era stato ostacolato dagli interventi del Department of Justice statunitense. Come nei casi precedenti , le ultime modifiche apportate al patto con i detentori dei diritti non hanno convinto l’amministrazione USA.
Per il DOJ l’accordo, pur negando a BigG alcuni privilegi considerati indebiti , non elimina i problemi di fondo sollevati qualche giorno fa anche dagli editori: “Nonostante l’apprezzabile sforzo di entrambe le parti per migliorare i termini dell’accordo – viene spiegato – permangono molti dei problemi relativi alla prima stesura”.
In attesa che giunga il 18 febbraio, data in cui il giudice Denny Chin della corte distrettuale di New York dovrà esprimere il parere definitivo sull’accordo, Google continua a sondare terreni e cercare alleati. L’ultimo in ordine di tempo è la famosa Stanford University, con la quale verranno ulteriormente rafforzati i rapporti. Già dal 2004 Stanford era entrata a far parte del programma Google Print.
Per Google, che ha annunciato l’estensione della collaborazione attraverso uno dei suoi blog, ciò significa che “se l’agreement verrà approvato dalla corte, chiunque negli Stati Uniti sarà in grado di trovare, valutare ed eventualmente acquistare online i libri presenti nella biblioteca di Stanford, disponibili ora insieme a quelli presenti negli atenei di Michigan, Texas e Wisconsin-Madison”.
Con ultimi movimenti effettuati BigG sembra guardare alla prossima decisione del tribunale di New York con grande fiducia, nonostante i pareri negativi del DOJ e di alcuni comparti dell’editoria, settore questo sempre in prima pagina per via della turbolenta sovrapposizione tra carta e digitale.
Giorgio Pontico