Nonostante il calendario possa suggerire ai più ottimisti qualcosa di diverso, quanto accaduto nell’ultima giornata è tutto vero: la débâcle del sito INPS nel giorno del bonus da 600 euro e l’esposizione di dati personali poche ore più tardi, con tanto di tirata d’orecchie da parte del Garante Privacy, non sono un mastodontico e ben congegnato pesce d’aprile. Vorremmo però qui concentrare l’attenzione su un altro dettaglio, che nulla ha a che fare con il down dei server per il quale lasciamo le spiegazioni a tecnici e a chi di dovere.
<br>, brrr
Come spesso accade in momenti di crisi è sufficiente graffiare la superficie per scoprire quel che si cela sotto un’immagine di facciata. E quel messaggio che ormai da ore campeggia sulla homepage dell’Istituto non è altro che una foglia di fico, troppo piccola per nascondere un imbarazzo troppo grande.
Non è nemmeno cosa facile scegliere da dove iniziare per commentare la vicenda. Facciamolo dall’avviso che non fa alcun riferimento a quello che il Presidente INPS ha definito un “attacco hacker”, limitandosi a uno “stiamo lavorando per voi” di circostanza, con buona pace della trasparenza.
Il diavolo, si sa, si cela nei dettagli. E non bisogna andare troppo in profondità per scovarli, per trovare i segnali di quell’imbarazzo che fotografa alla perfezione il momento, la giornata, la crisi: basta dare un’occhiata alla sorgente della pagina.
Non tireremo in ballo il W3C né i tag deprecati o quelli aperti e mai chiusi. Faremo finta di non aver visto apostrofi eccezionalmente promossi al ruolo di accenti. Non possiamo però restare indifferenti di fronte a quel <br>. Buttato lì. Perché la frase è troppo lunga e bisogna andare a capo. Così si legge bene. Anche sul telefono. Grande. Al centro. Oggi fa freddo. Rabbrividiamo.