Il nuovo caso giudiziario che coinvolge WhatsApp e i suoi utenti brasiliani è partito dalla decisione del giudice di Rio de Janeiro Daniela Barbosa, che ha ordinato ai provider nazionali di bloccare le comunicazioni della app di Facebook che può vantare una notevole popolarità tra gli utenti del paese sudamericano.
Il blocco imposto da Barbosa impedisce infatti a 100 milioni di utenti brasiliani di scambiarsi messaggi sui network di Telefonica Brasil, Claro, TIM, Oi e Nextel, con una multa giornaliera di oltre 15.000 dollari in caso di mancata osservanza dell’ingiunzione; il blocco resterà in essere finché WhatsApp non permetterà alle autorità di accedere ai messaggi degli utenti, ha stabilito il giudice della megalopoli brasiliana.
Ma le autorità non potranno mai mettere le mani su messaggi il cui contenuto è protetto dai protocolli crittografici e che WhatsApp si limita solo a veicolare da utente a utente, ha dichiarato di rimando il CEO e co-fondatore della società Jan Koum. La storia si ripete, ha detto Koum, in un paese che negli ultimi tempi non ha un rapporto molto facile con le tecnologie per le comunicazioni cifrate.
In Brasile WhatsApp era infatti già stata bloccata nel dicembre del 2015 , poi di nuovo a maggio e a marzo aveva portato addirittura all’ arresto di un dirigente di Facebook . Nei casi precedenti la querelle si era sempre risolta in favore di WhatsApp, e anche nella nuova vicenda la soluzione è arrivata piuttosto in fretta.
La Corte Suprema Federale del Brasile ha infatti sospeso la sentenza del giudice Daniela Barbosa, una decisione che fa prevalere le esigenze di comunicazioni e il rispetto della privacy degli utenti sudamericani contro le pretese di sequestro globale dei giudici delle corti inferiori.
Alfonso Maruccia