Orkut in Brasile è una mucca da mungere: Google collaborerà con le autorità locali, si assumerà la responsabilità di vigilare sulle pagine degli utenti del social network, ripulirà le pagine degli utenti dal materiale sgradito alle autorità e sgradito agli inserzionisti che nei profili ritrovano pubblicati i propri annunci pubblicitari.
Orkut conta 27 milioni di utenti carioca , una popolazione che rappresenta il 60 per cento dei totale degli iscritti al servizio: vi si intessono traffici illeciti, avverte da anni il governo locale, circola della pedopornografia e vi si organizzano gruppi che incitano all’odio razziale. Google aveva promesso di collaborare acconsentendo alla chiusura delle comunità di utenti sospetti e, sotto le minacce delle istituzioni, si era rassegnata a consegnare alle autorità le informazioni riguardo agli individui nel mirino.
L’operato di Google non sembrava sufficiente a sedare i disordini: su Orkut si organizzavano spontaneamente gruppi di giustizieri tutori della morale e la burrasca su Orkut non accennava a placarsi. Mentre le autorità brasiliane chiedevano policy censorie sempre più ferree sulle pagine degli utenti, mentre le difese di Google si sgretolavano sotto le minacce scagliate dalle autorità brasiliane, sul colosso di Mountain View si era abbattuta la critica dei tutori dei diritti civili: accusavano Google di aver messo gli amministratori del social network alle dirette dipendenze delle polizia locale. Google si era difesa , aveva tentato di smarcarsi spiegando che con le autorità brasiliane si era aperto un canale di comunicazione collaborativa: nessuna censura sui contenuti, nessuna interdizione nei confronti di utenti che non fossero colpevoli di aver turbato la quiete della sociorete postando del materiale illegale.
Poi, l’ affondo degli inserzionisti . La collaborazione con le forze dell’ordine non ha sortito l’effetto sperato: coloro che piazzavano pubblicità sulle pagine del social network non hanno gradito che i propri annunci comparissero accanto ad immagini pornografiche o a immagini di abusi postate dagli utenti. Orkut aveva rinunciato agli inserzionisti ma le autorità erano tornate alla carica.
A distanza di qualche mese Google ha capitolato . La commissione antipedofilia ha minacciato la chiusura di Orkut qualora Google non avesse deciso di collaborare più attivamente: il 90 per cento delle segnalazioni relative a materiale pedopornografico – spiegano dalla Commissione – in rete fanno riferimento alle pagine di Orkut.
È così che, per scampare alla chiusura d’ufficio del servizio, Google garantirà alle forze dell’ordine l’accesso a oltre tremila raccolte fotografiche postate e condivise in maniera privata. Ma BigG si spingerà oltre: Alexandre Hohagen, responsabile di Google per il Brasile, ha promesso di implementare sistemi di filtering dei contenuti capaci di imbrigliare le immagini pedopornografiche e ha assicurato che le politiche di conservazione dei dati degli utenti si faranno più severe. Orkut metterà a disposizione delle forze dell’ordine i dati degli utenti che ingaggeranno comportamenti sospetti: i dettagli di chiunque visiterà o posterà immagini illecite saranno trattenuti per 60 giorni .
Le autorità brasiliane hanno accolto la novità con favore: “Internet permette ai pedofili di rimanere nell’ombra – ha annunciato il senatore Romeu Tuma – è tempo di trascinarli dall’ombra alla prigione”.
Gaia Bottà