Brasile, scontro sui video incastonati

Brasile, scontro sui video incastonati

La collecting society verdeoro chiede ad un blog dei compensi per video musicali embeddati da YouTube. Ma poi ci ripensa
La collecting society verdeoro chiede ad un blog dei compensi per video musicali embeddati da YouTube. Ma poi ci ripensa

In Brasile sono state settimane di polemica online per la questione del diritto di incastonare contenuti ospitati da YouTube: tutto nasce da un post del blog Caligraffiti, che ha raccontato di aver ricevuto da ECAD, acronimo portoghese che sta per “Ufficio centrale per la raccolta e la distribuzione” e che rappresenta l’omologo verdeoro della SIAE, una richiesta di pagamento per i video musicali incastonati nelle proprie pagine .

Il caso assomiglia a quello sollevato dalla richiesta avanzata da SIAE nei confronti di diversi siti dedicati al cinema, pur con le dovute differenze rappresentate in particolare dal diverso oggetto del contendere, in Brasile i video musicali, in Italia ancora più paradossalmente la musica contenuta nei trailer dei film in uscita. In ambedue i casi, tuttavia, a livello tecnologico si tratta della stessa questione: il pagamento eventualmente dovuto per la pubblicazione tramite embedding su blog e altri siti di contenuti ospitati da piattaforme quali YouTube e Vimeo.

In seguito alla richiesta della collecting society , naturalmente, la polemica, proprio come in Italia, è montata, e in Brasile l’hashtag #ECAD, è diventato ben presto Trending Topic .

Continuando con le analogie con il caso italiano, poi, anche la società che rappresenta i diritti degli autori verdeoro ha cercato di far valere le sue ragioni spiegando che qualsiasi utilizzo da parte di soggetti al di fuori di YouTube (o di altri canali, anche nel caso in cui già paghino la dovuta licenza di utilizzo) rappresenta un nuovo utilizzo del contenuto per cui è, in generale, dovuto un nuovo pagamento, in modo tale da retribuire ragionevolmente gli artisti per il loro lavoro.

La questione è poi complicata dalla mancanza di chiarezza, dal momento che ENAC ha altresì specificato che la richiesta non riguarda tuttavia blog e pagine personali che non hanno scopo di lucro: una differenza spesso labile e basata sulla valutazione delle misure minime di advertising.

Google, in nome di YouTube, è già intervenuta sulla questione e lo ha fatto con durezza affermando che ECAD non può chiedere compensi: la licenza sottoscritta tra la collecting society brasiliana e il Tubo coprirebbe secondo Mountain View anche l’embedding dei contenuti da parte di siti terzi.

Google, anzi, riferisce specificatamente di aver prestato nel corso della trattativa con ECAD particolare attenzione alla possibilità per i propri utenti di inserire liberamente sulle proprie pagine online i video ospitati dalla piattaforma.

Mountain View, inoltre, ha definito la richiesta in sé inaccettabile in quanto basata su un concetto che “solleva gravi preoccupazioni”: con l’embedding, sottolinea, il contenuto resta ospitato nei server di YouTube e non nelle pagine che la incastonano. Tecnicamente, insomma, non rappresenta “una trasmissione”.

Vuoi la protesta, vuoi le ragioni di Google, ECAD è poi effettivamente tornata sui suoi passi. O almeno ha affermato che, pur ritenendo di avere, in base all’accordo con Google, il diritto di chiedere licenze per l’utilizzo di video incastonati da YouTube, la richiesta sottoposta a Caligraffiti è stata solo un “errore di interpretazione”, legato ad un sistema di riscossione superato dalle modifiche da essa adottate lo scorso 29 febbraio.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
15 mar 2012
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