Brave è il primo browser al mondo con supporto nativo per IPFS (InterPlanetary File System), un protocollo peer-to-peer che offre diversi miglioramenti rispetto al vecchio HTTP. Il funzionamento può essere paragonato a quello di BitTorrent, in quanto i contenuti sono distribuiti attraverso nodi della rete.
Brave supporta il web decentralizzato
La novità è disponibile nella versione 1.19 di Brave per Windows, macOS e Linux. Per usare il protocollo P2P è sufficiente digitare un indirizzo preceduto da ipfs://
o ipns://
(equivalente decentralizzato di DNS). Il browser chiederà quindi di installare un nodo completo oppure di risolvere l’indirizzo tramite un gateway. Quello predefinito è dweb.link
di Protocol Labs, ma è possibile cambiarlo nelle impostazioni.
Utilizzando il protocollo IPFS si evita la trasmissione delle informazioni mediante HTTP o HTTPS e DNS. Invece di server centralizzati viene sfruttata una rete di nodi distribuiti, proprio come avviene con BitTorrent. Oltre a velocità superiori (i dati arrivano dal nodo più vicino), IPFS offre una privacy maggiore e soprattutto consente di accedere a siti censurati, aggirando blocchi e firewall. In pratica è un’alternativa alle VPN.
Brave ha promesso l’arrivo di altre funzionalità in futuro, tra cui il redirect automatico dai siti DNSLink alle versioni native IPFS. È inoltre previsto il supporto del protocollo anche nella versione Android. Il browser ha oggi 24 milioni di utenti attivi al mese. Il protocollo IPFS è molto interessante, ma per una diffusione di massa sarà necessario il supporto da parte di Chrome, attuale leader del mercato.