La software house californiana, fondata da Brendan Eich, ha annunciato che tutti i risultati di Brave Search sfruttano l’indice proprietario. Sono state quindi eliminate tutte le chiamate alle API di Bing che rappresentavano circa il 7% del totale. Nelle prossime settimane verranno rilasciate le API di Brave Search che possono essere utilizzate in app e servizi di terze parti.
Brave Search saluta Bing
Fin dal lancio a giugno 2021, Brave Search ha utilizzato quasi esclusivamente il suo indice di ricerca. Solo il 13% dei risultati, ovvero le risposte alle query degli utenti, proveniva da Bing. Circa un anno dopo, la percentuale di risultati è aumentata dall’87% al 93%. La software house ha ora eliminato il restante 7%.
La creazione di un indice di ricerca indipendente è stata possibile grazie all’uso crescente di Brave Search (oggi il numero medio di query al giorno è 22 milioni) e quindi agli utenti che contribuiscono in maniera anonima a migliorare la qualità dei risultati attraverso il Web Discovery Project, i feedback e Goggles.
La software house ha evidenziato inoltre che, in seguito alla partnership tra Microsoft e OpenAI, i prezzi per l’uso delle API di Bing subiranno un notevole incremento dal 1 maggio. Pertanto il contratto in scadenza non verrà rinnovato.
L’eliminazione delle chiamate alle API di Bing potrebbe influenzare alcuni risultati, soprattutto quelli in specifiche lingue. Gli utenti possono inviare un feedback, cliccando sull’icona corrispondente. In alternativa è possibile sfruttare il “Google fallback mixing” che inserisce tra i risultati quelli provenienti da Google Search.
Dall’inizio di marzo è disponibile la funzionalità Summarizer che permette di ottenere risposte più concise, utilizzando l’intelligenza artificiale generativa.