Roma – Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera aperta inviata da Attac ai parlamentari europei e agli organi di stampa, con cui l’associazione risponde all’ editoriale del ministro all’Innovazione Lucio Stanca pubblicato di recente su Punto Informatico
Egregio Sig. Ministro,
pur apprezzando il chiarimento sulla posizione del governo italiano in merito alla direttiva europea concernente la ?Brevettabilità delle invenzioni attuate a mezzo di elaboratori elettronici?, riteniamo che tale esposizione non tenga conto dei rilievi che fondano la diffusa e condivisa contrarietà a tale direttiva.
I motivi del dissenso vertono sia sui contenuti della direttiva, sia sulle modalità relative all?iter decisionale fin qui seguito, caratterizzato da una sistematica impermeabilità ai rilievi mossi dal parlamento europeo, dai cittadini e dalle associazioni che hanno ripetutamente espresso il loro dissenso.
La direttiva in oggetto fu formulata, dalla Commissione Giustizia, nel 20 febbraio 2002. Quella proposta fu pesantemente criticata dal Comitato economico e sociale (GU C 61 del 14/03/03, pag. 154) e poi radicalmente modificata dal Parlamento Europeo il 24 settembre del 2003. Tali modifiche furono cancellate dall?intervento del Consiglio dell?Unione Europea, che mise sul tavolo la proposta 5570/04 del 29/01/04, modificata altre tre volte (7230/04 del 17/03/04, 9151/04 del 03/05/2004, 9713/04 del 24/05/04) fino all?invio al Parlamento di una quarta proposta (11979/04 del 18/11/ 04) per la seconda e definitiva lettura.
Le numerose modifiche introdotte non hanno influito sull?impianto complessivo della direttiva, rendendola anzi sempre più vaga e tortuosa nelle definizioni. Piuttosto che limitare l?applicabilità dei brevetti al software, l?attuale formulazione rappresenta un grimaldello che apre la via alla brevettabilità di qualsiasi programma per elaboratore e alla conseguente formazione di pericolosi oligopoli in grado di strangolare qualsiasi ipotesi di alternativa e concorrenza.
Il settore informatico ha vissuto una crescita vertiginosa grazie alla libera circolazione delle idee e al contributo di migliaia di sviluppatori indipendenti, la cui opera è stata possibile solo grazie all?assenza di brevetti che ne limitassero l?attività. In questa chiave, è evidente come l?introduzione della brevettabilità del software non miri affatto a regolamentare il settore, ma a espropriare un patrimonio comune nel tentativo di trasformarlo in una fonte di profitto.
Di fronte a un simile quadro, la scelta del governo italiano di rifugiarsi nella ?zona grigia? dell?astensione è insufficiente e inadeguata. Chiediamo, pertanto, che il governo italiano si faccia portatore dei reali interessi dei cittadini europei, dismettendo ambiguità e attendismi per mettere in campo un?opposizione netta e determinata alla brevettabilità del software.
Distinti saluti
Attac Italia