Kent Walker, consigliere generale addetto alla proprietà intellettuale di Google, ha detto che il settore smartphone sta vivendo un periodo di corsa agli armamenti per i brevetti che sta danneggiando i consumatori e lasciando le aziende impantanate tra infinite cause legali .
Anche non facendo diretto riferimento a Google, d’altronde, è evidente che se il sistema brevettuale non sta scoppiando, è comunque alle prese con qualche problema di equilibrio vista la serie lunghissima di denunce incrociate che legano tra loro quasi in un labirinto le aziende ICT.
La sua avversaria diretta sugli smartphone, Apple, per portare un esempio eclatante, si trova impigliata in decine di cause legali che rischiano di spolpare il suo iPhone lasciando solo una carcassa ormai inutilizzabile con la Mela morsa sul retro.
Se tutte le denunce nei suoi confronti fossero accolte dai giudice (tralasciando controdenunce, accordi ed appelli), infatti, in violazione di un qualche brevetto sarebbero il suo sistema di gestione della musica, la tecnologia per l’aggiornamento di applicazioni dalla versione freemium a quella a pagamento, il sistema per la visualizzazione delle preview delle foto in formato digitale, il sistema di alimentazione dell’apparecchio, l’accesso alla memoria del compositore telefonico, il metodo utilizzato per scalare le dimensioni di una pagina Web, le tecnologie impiegate per il “potenziamento della trasmissione di voce e dati”, le tecnologie legate a “metodi ed apparati per la trasmissione di dati in sistemi di comunicazione mobile” e in particolare alla tecnologia UMTS, al sistema HSDPA, CDMA, alla gestione del traffico dati, ma anche il touch screen e il multitouch .
Stesso discorso, d’altra parte, è mutuabile con i dispositivi Android, che peraltro già hanno incassato una pesante sconfitta nei confronti di Microsoft.
Sintomatico di un clima che potrebbe quasi essere definito “isterico” è la situazione creatasi intorno all’ asta per i 6mila brevetti Nortel : Google era convinta di aggiudicarseli per usarli difensivamente, dal momento che aveva fatto un’offerta che probabilmente riteneva ineguagliabile, ma è stata alla fine superata da un consorzio di grandi aziende che vede unite Apple, Microsoft, Sony e RIM.
La neo-coalizione, che appare palesemente nata in ottica anti-Google, ha dunque lasciato Mountain View con un pugno di mosche e con la necessità di rimpolpare (correre agli armamenti, appunto) il suo portafoglio brevettuale in vista dei prossimi attacchi attesi nei confronti di Android .
Per Google, insomma, nonostante le rassicurazioni di Schmidt e un totale di 728 brevetti a suo nome, qualche problema inizia ad esserci: Kent Walker dice adesso che “è difficile trovare il percorso migliore su cui muoversi, ci sono troppe cause”.
Problema principale resta quello dei brevetti software, che “ingolfano l’innovazione”: Mountain View arriva a parlare di “disarmo”, ma fra le strade c’è anche il ricordo al Congresso degli Stati Uniti, alla Federal Trade Commissione e all’Ufficio statunitense marchi e brevetti per cercare di riformare un sistema che, com’è adesso, lascia aperte troppe troppe possibilità di abusi . E su questo fronte Google potrebbe trovarsi alleata ad altri soggetti esasperati dalla situazione.
Claudio Tamburrino