Roma – Microsoft è stata condannata in primo grado a pagare 62,3 milioni di dollari di danni alla società americana SPX che l’aveva accusata di aver violato un proprio brevetto, relativo ad alcune funzionalità incluse fino alla versione 3 di NetMeeting, celebre software di conferencing sviluppato dal big di Redmond.
ImageExpo, sussidiaria di SPX , aveva denunciato Microsoft l’anno scorso, sostenendo che all’interno di NetMeeting era inserita una lavagna condivisa che viola un proprio brevetto. La lavagna era uno degli strumenti a disposizione degli utenti di quel software per condividere uno spazio bianco su cui scrivere o disegnare contestualmente durante una sessione di conferenza da remoto.
SPX, azienda di investimenti specializzata nell’integrazione dei prodotti di realtà di sviluppo diverse, è riuscita a dimostrare la propria posizione davanti ad un tribunale di San Francisco sebbene Microsoft insista nel sottolineare come i prodotti sviluppati da ImageExpo sono decisamente diversi dalle funzionalità che erano disponibili in NetMeeting. “Siamo dispiaciuti del verdetto della giuria – ha dichiarato un portavoce Microsoft – e continuiamo a ritenere che non abbiamo commesso alcuna violazione su quel brevetto”.
Microsoft, se vorrà, potrà ricorrere in appello ma non è detto che ciò avvenga, anche perché da tempo la tecnologia che era alla base di quelle funzionalità non è più presente in NetMeeting.