Il giudice distrettuale Lucy Koh ha deciso che Galaxy Ace, Galaxy S i9000 e Galaxy S II i9100 possono essere rimossi dal processo che vede contrapposte Samsung e Apple.
I tre dispositivi che Apple ritiene in violazione di proprietà intellettuale non sono considerati parte del caso perché in effetti non sono venduti da Samsung nel paese dove si svolge il processo: una questione, insomma, di competenza.
Meno tre dispositivi di cui tenere traccia, dunque: la semplificazione, tuttavia, non basta a rendere facilmente intelligibile il quadro di tutte le accuse, i device compresi e i brevetti tirati in ballo da Apple.
Per questo Cupertino ha redatto un super-schema con lo scopo di aiutare a districarsi nella questione e nei vari intrecci che portano alla richiesta di 2,5 miliardi di dollari di danni.
Si tratta di una delle mosse con cui Apple ha chiuso la sua accusa, insieme al calcolo di quanto ritiene di aver perso, circa 2 milioni di vendite di iPhone e iPad, e di quanto stima che Samsung abbia guadagnato anche grazie alle sue tecnologie, un fatturato di 8,16 miliardi di dollari.
Cupertino ha quindi passato la parola alla tesi della difesa.
Samsung ha iniziato a sfoderare testimoni per cercare di rispondere colpo su colpo a questa mappa di accuse: ha portato come prova due prodotti software antecedenti ad iOS che riproducono alcune delle funzioni rivendicate e contestatele da Apple.
Si tratta nello specifico di due applicazione del progetto di touchscreen DiamondTouch, sviluppato nel 2001 presso il Mitsubishi Electronic Research Laboratory (MERL): attraverso di esse il sistema permette di manipolare le foto attraverso diversi tipi di tocchi sullo schermo ed offre un sistema di copia che offre un effetto molto simile al bounce-back dei device con la Mela.
Secondo la testimonianza del presidente del progetto esso è liberamente accessibile da chiunque ed in effetti ad Apple è stata fatta una dimostrazione nel 2003: secondo quanto ottenuto dai legali di Cupertino nel controinterrogatorio, tuttavia, quest’ultima funzione contestata sarebbe stata sviluppata successivamente a tale data.
Accanto a questa testimonianza, Samsung ha iniziato a presentare memo e email scambiate dai suoi dirigenti in cui si legge l’intenzione non di copiare da Apple, ma di imparare da essa , “senza fare qualcosa di identico”. Una necessità sentita dai dirigenti una volta rilevato come l’interfaccia di iOS fosse molto simile alla propria.
Intanto dal processo continuano ad emergere rivelazioni sulla globalità del settore ICT: a quanto pare lo stesso accordo di licenza presentato a Samsung nel 2010 lo avrebbe accettato Microsoft . Con una clausola reciproca in più in base a cui Redmond e Cupertino si impegnano a non sviluppare “prodotti cloni”. In ogni caso il prossimo tablet Surface dovrebbe essere a prova di denunce da parte di Apple.
Claudio Tamburrino