Santa Clara (USA) – Seguendo una prassi ormai consolidata nell’industria, Intel ha risposto ad una recente denuncia di Transmeta controquerelando il piccolo competitor. Il gigante dei chip afferma che Transmeta viola sette brevetti di sua proprietà, tutti relativi all’architettura dei microprocessori.
Lo scorso ottobre Transmeta aveva aperto le ostilità accusando Intel di infrangere 11 dei propri brevetti : questi coprirebbero tecnologie presenti all’interno dei processori Pentium e Core, inclusi i giovani Core 2 Duo.
Gli avvocati di Intel hanno impostato la propria strategia su di un principio della giurisprudenza statunitense detto “delle mani sporche”: in estrema sintesi, questo afferma che se la parte che agisce in giudizio, ossia il querelante, ha commesso un illecito contro l’accusato e in relazione alla stessa materia del contendere – in questo caso la violazione di brevetti relativi ai microprocessori – perde ogni diritto di rivalsa sulla parte avversa. Secondo tale dottrina, dunque, il giudice può non tenere conto delle pretese, seppure in sé fondate, della parte che si sia resa responsabile di una condotta scorretta, falsa o ingannevole, ma questo solo nel caso in cui tale condotta sia riferibile alla stessa questione oggetto di controversia.
Va detto che raramente i querelati si affidano esclusivamente a questo tipo di difesa, perché in questo modo ammetterebbero, seppure implicitamente, di non avere argomenti più validi da contrapporre all’avversario. Ed infatti nella propria denuncia, che The Inquirer ha pubblicato qui in PDF, Intel tenta di smontare le accuse di Transmeta mettendo in dubbio la regolarità dei suoi brevetti e della sua condotta.