Huawei ha aperto un nuovo fronte nella tradizionale contesa legale tra i colossi tecnologici a suon di (presunte) violazioni della proprietà intellettuale altrui, un fronte su cui ora è una corporation cinese a denunciare i concorrenti in attesa di incrementare le proprie quote di mercato fuori dal mercato asiatico.
Huawei ha avviato due distinte iniziative legali contro Samsung – una negli USA e l’altra in Cina – perché a suo dire l’azienda coreana avrebbe violato i brevetti sulle reti mobile di quarta generazione, incamerando miliardi di dollari in profitti con la vendita di dispositivi compatibili con network UMTS e LTE .
Per conto suo Huawei spera che Samsung voglia smetterla con l’infrazione delle sue proprietà intellettuali, e che magari si rivolga agli uffici di Pechino per “ottenere le licenze necessarie” contribuendo a guidare il progresso dell’industria tecnologica nel suo complesso.
Evidentemente Huawei ha scelto un approccio che prevede un bastone (la minaccia delle cause legali) e una carota (l’invito ad accordarsi per le licenze sui brevetti) verso un concorrente che rappresenta ancora il primo produttore di smartphone al mondo, un’impresa che non a caso deve fare i conti con una concorrenza cinese sempre più forte dal punto di vista commerciale.
Huawei, in particolare, è in forte espansione fuori dai confini cinesi, e ha tutte le potenzialità per soffiare preziose quote di mercato sia a Samsung che ad Apple – o anche a tutti gli altri. Le cause in tribunale contro la corporation sudcoreana segnalano che Pechino si sente sempre più a suo agio, in un business internazionale dei gadget mobile che include anche questo genere di contesa in materia di proprietà intellettuale.
Dal punto di vista di Samsung, infine, le cause sulle presunte violazioni di brevetto non sono certo una novità: l’azienda ha prima assicurato una pronta risposta nei confronti delle accuse di Huawei e ha poi confermato di voler denunciare a sua volta la corporation cinese .
Alfonso Maruccia