L’ America Invents Act , la riforma del sistema brevettuale statunitense, è diventata legge con la firma del Presidente Barack Obama.
Gli osservatori parlano della più grande riforma del sistema brevettuale degli ultimi 60 anni: è una rivoluzione il fatto che il sistema passi dall’essere basato sul first to invent , ovvero “ha diritto al brevetto il primo che è riconosciuto come inventore”, al first to file , che privilegia il primo che deposita la richiesta di esclusiva sulla tecnologia.
La riforma, poi, prevede una procedura accelerata per la concessione di brevetti (12 mesi invece dell’attuale media di tre anni, con agevolazioni per le piccole entità, i singoli piccoli inventori che depositano), anche in quest’ottica sono aumentate le risorse dedicate all’Ufficio marchi e brevetti statunitense (USPTO) che dovrebbero permettere anche un più stretto controllo di qualità sui titoli concessi.
Negli Stati Uniti si fa un gran parlare , data la congiunzione economica internazionale negativa, dell’impatto della riforma sul mercato del lavoro e di come, lo ha ribadito lo stesso Obama, il settore della Ricerca e Sviluppo possa spingere in avanti l’economia nazionale. Tuttavia la riforma non ha toccato un settore che sembrava aver bisogno di un intervento: quello dei brevetti software.
Proprio questa è la principale critica mossa alla legge firmata da Obama.
Fra i supporter di una riforma del sistema brevettuale soprattutto per quanto riguarda la materia dei software, infatti, erano alte le aspettative dopo le prime mosse dell’amministrazione Obama: il Presidente sembrava aver segnato la rotta con la nomina a capo dell’USPTO di David J. Kappos, per anni responsabile del portafoglio brevettuale IBM e distintosi per essersi più volte espresso a favore dell’open source.
Claudio Tamburrino