Unire sotto un unico cappello le molte iniziative contro i brevetti sul software in Europa, dando lo slancio ad una manifestazione che in Internet prenda corpo e che al di fuori di Internet faccia sentire il suo peso, e che denunci quanto sta accadendo in un settore chiave dell’innovazione. C’è tutto questo dietro una nuova, ulteriore campagna appena lanciata da Stop Software Patents segnalata da più parti in queste ore, una mobilitazione che si avvia con una petizione contro la reintroduzione dei brevetti sull’alfabeto dell’informatica , brevetti che sono stati bocciati dall’Europa ma che sempre più spesso rientrano dalla porta di servizio .
Lo aveva denunciato nei mesi scorsi Freedom for a a Free Information Infrastructure , un’organizzazione del quale han fatto parte anche i promotori di questa nuova campagna internazionale, secondo cui la pressione delle grandi corporation sull’Europa sarebbe enorme. “La nostra petizione – spiega Stop Software Patents – intende mettere insieme le voci di cittadini, associazioni e aziende preoccupati, e si appella ai nostri politici in Europa affinché fermino i brevetti sul software con normative specifiche”.
La ragione della preoccupazione è presto detta: “Il sistema brevettuale – insiste il sito della campagna – è abusato per comprimere gli spazi di concorrenza per il vantaggio economico di pochi, senza peraltro riuscire a promuovere l’innovazione. Un mercato del software è assai più funzionale in assenza di brevetti sul software. La concorrenza sana costringe i player del mercato ad innovare”.
Tra gli esempi di brevetti sul software già garantiti in Europa , ossia accettati nonostante la loro natura, il sito della petizione cita “la vendita di oggetti in una rete”, piuttosto che “eseguire degli ordini da un telefono mobile” o, ancora, pagare con carta di credito su Internet, allestire un servizio di video streaming o di stampa da remoto via Internet e altro ancora.
Con una serie di brevi riferimenti, Stop Software Patents ricorda i molti motivi per i quali rigettare i brevetti sul software, dal diritto d’autore già garantito agli autori delle opere dell’ingegno al problema essenziale per chi realizza software in paesi ove vigono i brevetti, che spesso e volentieri si trova a violare senza potersene neppure rendere conto. E che in altre occasioni si trova a pagar caro, a posteriori, con lunghe e sanguinose guerre in tribunale sui diritti di proprietà intellettuale di questo o quel codice, e l’esempio che viene fatto è quello degli Stati Uniti dove, come ben sanno i lettori di Punto Informatico , le guerre sui brevetti sono all’ordine del giorno del comparto IT .
Tre punti, dunque, sono quanto richiesto dai firmatari della petizione ai “nostri legislatori”, ovvero:
– approvare chiarificazioni legali a livello nazionale per far sì che la legge escluda qualsiasi brevetto sul software
– invalidare tutte le pretese di brevetti che potrebbero essere violati da software che giri in un ambiente di programmazione
– di lavorare per diffondere queste regole a livello europeo, inclusa la Convenzione Europea sui Brevetti.
Le motivazioni della mobilitazione sono dunque quelle che sono state ribadite per lungo tempo dinanzi all’Europarlamento e che a suo tempo hanno condotto ad una bocciatura di una normativa comunitaria che avrebbe introdotto i brevetti sul software. Ma se le ragioni sono le stesse, le condizioni cambiano, e sul campo i brevetti tornano , non sufficientemente ostacolati sotto il profilo normativo e regolamentare. E infatti, quel che accade spesso e volentieri è che tribunali europei – denunciano i promotori della petizione – “accettano ancora la validità di brevetti sul software garantiti da uffici brevetti nazionali o dall’EPO (l’Ufficio europeo) che si trova al di fuori di ogni controllo democratico. Non solo continuano a garantirli, ma spingono in loro favore. Nonostante l’attuale profonda crisi del sistema brevettuale, sono incapaci di riformarlo e mettono a rischio troppe aziende europee con questa politica”.