New Delhi – C’è aria di entusiasmo tra i sostenitori del libero sviluppo dopoché il parlamento indiano ha deciso di archiviare, almeno per il momento, gli emendamenti ad una normativa sul copyright che avevano gettato sul paese lo scenario inquietante dell’introduzione dei brevetti sul software. In un momento bollente per normative analoghe che l’Unione Europea potrebbe varare a breve in modo definitivo e in cui negli USA si ridiscute l’impianto dei brevetti, la decisione indiana assume un ulteriore particolare rilievo.
A festeggiare in particolare in questi giorni sono gli animatori della divisione locale della Free Software Foundation che hanno sostituito la propria home page con una dichiarazione secondo cui “questi emendamenti avrebbero colpito pesantemente la libertà degli utenti e degli sviluppatori”.
Con argomentazioni che potrebbero essere certamente riprese per spiegare le rilevantissime conseguenze che anche in Europa avrebbe l’introduzione di un sistema brevettuale sul software simile a quello americano, FSF india spiega come “la libertà di sviluppo ci ha consentito di fornire localizzazione in lingua indiana per molti diversi software, espandendo la penetrazione dei computer alle masse”.
“In un mondo nel quale l’India sta emergendo con forza nel settore dell’Information Technology – continua la nota – una tale legge sarebbe stata disastrosa, portando alla monopolizzazione da parte di grandi corporation e alla chiusura di molte piccole realtà del software, con la perdita di posti di lavoro”.