Roma – Si avvicina l’esame al Parlamento Europeo della cosiddetta “direttiva McCarthy”, la nuova normativa sui brevetti che estende di molto la brevettabilità del software, sul modello americano. L’ ADUC , Associazione per i diritti degli utenti e consumatori, ha chiesto in queste ore al ministro all’Innovazione italiano Lucio Stanca di prendere posizione su una materia tanto importante. Su questa vicenda, infatti, per il momento Stanca non si è pronunciato, nonostante l’imminenza del voto europeo.
“Il pericolo che si corre – sostiene il presidente ADUC Vincenzo Donvito – non è che verranno meglio specificate le questioni relative a brevettabilità che consentano di ‘premiarè la capacità tecnologica di mettere in pratica qualcosa, ma che si apra indiscriminatamente al brevetto delle idee, e quindi che si vada verso una gestione monopolista delle stesse”.
La questione è al centro di una mobilitazione alla quale partecipano esponenti della comunità del software libero e numerosi gruppi italiani ed europei, preoccupati che si ripeta in Europa una situazione che ha già creato non pochi danni negli USA. In questo senso nei giorni scorsi anche il senatore verde Fiorello Cortiana aveva espresso la massima preoccupazione nei confronti della direttiva, spiegando come la normativa “con la scusa di armonizzare il sistema brevettuale europeo in materia di software, di fatto sovverte i dettami della Convenzione Europea sui Brevetti, introducendo la brevettabilità del software e dei metodi commerciali. Come già dimostrato negli Stati Uniti, il sistema brevettuale, che è stato esteso al software da 20 anni, ha rallentato l’innovazione invece che incoraggiarla, spostando i fondi destinati originariamente a ricerca e sviluppo verso i dipartimenti legali delle grosse multinazionali che si occupano a tempo pieno di costose cause brevettuali”.
Da parte sua l’ADUC sollecita Stanca “a prendere una posizione pubblica precisa e ad investire il Governo italiano, anche in virtù della presidenza di turno dell’Ue. Ovviamente auspichiamo che le valutazioni e le considerazioni del ministro si avvicinino alle nostre, ma anche se così non fosse, è importante essere precisi, sì che ognuno possa agire di conseguenza avendo chiare le parti in gioco. Il silenzio non gioverebbe ad alcuna posizione”.