Per difendersi dai patent troll e diminuire l’avvicendarsi di cause brevettuali che non smettono di ostacolare e togliere risorse a ricerca e operatori dell’innovazione, un’iniziativa propone di colpire i troll con contratti specifici e facendo gruppo in un vero e proprio patent pool che funga da “lega del bene” anti-conflitti. Il progetto “Defensive Patent License” (DPL) vuole rappresentare un meccanismo legale per difendere gli innovatori disinnescando l’offensiva di troll brevettuali, le minacce che gravano sull’innovazione dell’open innovation e lo scatenarsi di accuse a catena.
Con il termine patent troll si connota negativamente una Non Practicing Entities (NPE), cioè una società che acquista licenze e brevetti ma non li utilizza per offrire servizi o per la produzione di beni e che inoltre si distingue sia dalle società che acquistano i brevetti (o licenze) attinenti ai propri prodotti, sia dalle università e dagli enti di ricerca che, pur partecipando raramente al processo produttivo, sono soggetti della ricerca e/o dello sviluppo del prodotto.
Come già tenta di fare la startup RPX a fini commerciali, in pratica, si tratta di creare un patent pool (un aggregatore brevettuale) che possa raccogliere il maggior numero di brevetti, legando i proprietari degli stessi tra loro con un accordo di licenza che consta attualmente di poche clausole anti-denuncia e che serve a creare una community, i cui membri assicurano di non farsi causa a vicenda.
L’effetto della licenza d’ingresso al gruppo è retroattivo: il che significa che, se un soggetto terzo è stato denunciato da un suo membro, può entrare nel gruppo e mettere fine alla causa mettendo sul piatto della bilancia la rinuncia ad utilizzare in tribunale offensivamente tutti i suoi brevetti contro gli altri membri.
Questo, naturalmente, potrebbe portare ad effetti paradossali: basti pensare che in teoria più si dimostreranno offensivi i membri del gruppo anti-patent troll, più questo avrà possibilità di estendere il proprio portafoglio brevettuale e conseguentemente chance per diventare un serio scudo contro politiche brevettuali aggressive e minacce brevettuali varie.
Claudio Tamburrino