Dropbox è l’ ultima azienda ad essersi unita a Google, Asana, Canon, Newegg e SAP nella rete “LOT” ( License on Transfer ) specificatamente costituita per combattere i patent troll .
Con il termine patent troll si connota negativamente una Non Practicing Entity (NPE), cioè una società che acquista licenze e brevetti ma non li utilizza per offrire servizi o per la produzione di beni, e che inoltre si distingue sia dalle società che acquistano i brevetti (o licenze) attinenti ai propri prodotti, sia dalle università e dagli enti di ricerca che, pur partecipando raramente al processo produttivo, sono partecipi alla ricerca e/o allo sviluppo del prodotto, perché hanno un metodo di business basato proprio sullo spregiudicato sfruttamento legale dei titoli così ottenuti.
Se l’auspicata riforma del sistema brevettuale da parte dell’amministrazione Obama sembra essersi incagliata , se la situazione alla Casa Bianca appare lontana dallo sbrogliarsi (testimonianza ne è la nomina – subito ritirata – del manager farmaceutico Phil Johnson a capo dell’Ufficio marchi e brevetti) e se la strada dell’ intervento giudiziario per disinnescare alcuni dei meccanismi più perversi attraverso cui gli strumenti della proprietà intellettuale vengono indebitamente sfruttati è lunga e travagliata, le aziende private cercano invece da tempo di trovare strumenti ed armi legali per difendersi adeguatamente dalle minacce dei patent troll , le cui offensive si stanno dimostrando sempre più dannose per l’innovazione soprattutto in alcuni settore tecnologici.
Per quanto riguarda le aziende che operano nell’ambito dell’open source, per esempio, dal 2010 esiste Open Invention Network (OIN), un’associazione che riunisce aziende e soggetti coinvolti a vario titolo con il software libero e open source (da Sony a IBM, passando per Novell e RedHat) e che si pone come obiettivo fare da scudo per cause legate a presunte violazioni della proprietà intellettuale in ambito di software open source.
Con gli stessi obiettivi è nato poi nel 2012 il progetto “Defensive Patent License” (DPL), meccanismo legale per difendere gli innovatori disinnescando l’offensiva di troll brevettuali sfruttando le loro medesime armi: la costituzione di un vero e proprio patent pool (cioè un ampio e condiviso portafoglio brevettuale) da usare come arsenale per dissuadere eventuali denunce.
Proprio in questa direzione sembra andare LOT: si tratta di una licenza attraverso la quale i partecipanti accettano di mettere a disposizione gratuitamente e reciprocamente i propri brevetti nel caso in cui essi venissero venduti fuori da tale rete .
In pratica LOT vuole vanificare quelle cause che hanno origine da titoli brevettuali ottenuti dai patent troll da una di queste aziende, una fattispecie peraltro affatto rara, come quelle situazioni in cui un gruppo di aziende si unisce per osteggiarne un’altra senza risultare direttamente coinvolta dalla causa (come può essere considerato il caso del consorzio Rockstar e della sua offensiva contro Mountain View).
LOT racchiude già all’interno del suo portafoglio brevettuale circa 300mila asset brevettuali, tra cui 50mila brevetti a stelle e strisce .
Claudio Tamburrino