Roma – “Egregio Presidente del Parlamento Europeo,
il sei di luglio, il Parlamento Europeo dovrà decidere in merito alla direttiva sulla brevettabilità del software. Facendo affidamento su termini poco precisi e limiti inefficaci, il testo che il Consiglio ha passato al Parlamento permetterebbe di brevettare gli standard sul software, i metodi commerciali e lo sviluppo di siti web.
Sfortunatamente, a causa di tutti i dibattiti di tipo tecnico e legale sul testo, non vengono più discussi gli effetti reali dei brevetti sul software. FSFE vorrebbe cogliere questa opportunità per discutere cinque dei trentamila brevetti che sono stati fino ad oggi rilasciati dall’Ufficio Brevetti Europeo. Se la direttiva nella sua forma attuale fosse approvata, tali brevetti riceverebbero una maggiore giustificazione legale e potrebbero essere fatti valere contro i cittadini europei per vent’anni; inoltre, la quantità di richieste di brevetto per il software salirebbe nettamente.
Il brevetto EP0287578 copre la compressione audio, incluso il formato “mp3”; EP0933892 copre la messa a disposizione di filmati su internet, mentre EP0633694 copre il “video-on-demand”, come la trasmissione di eventi dal vivo.
Questi tre monopoli su comuni tecniche di trasmissione dell’informazione riceverebbero maggiore validità legale in una notte. Un esempio di pagina web dove tutti e tre i brevetti sono infranti è la pagina intitolata “Audizioni dei Commissari designati”, nella sezione ” Servizio stampa ” del sito web del Parlamento Europeo.
Il brevetto EP0689133 copre l’uso dei “tab” su una pagina web, le “etichette” su cui è possibile fare clic per vedere l’informazione associata al loro titolo. Il brevetto EP0537100 copre l’uso di immagini di dimensioni ridotte (“thumbnail”) su cui è possibile fare clic per visualizzare l’immagine a piena dimensione.
La galleria fotografica del Comitato di Conciliazione del sito web del Parlamento Europeo, usa entrambe queste tecniche: i thumbnail per le foto e i tab per scegliere la lingua di visualizzazione.
Se tale proliferazione del sistema dei brevetti tendente ad includere le idee alla base del software non verrà invertita, il Parlamento Europeo e molti dei suoi membri, i cui siti web fanno uso di tecniche brevettate, diventerebbero violatori di brevetti. Naturalmente, l’importanza politica dei Membri del Parlamento li tutelerebbe dalle possibili cause legali: i detentori dei brevetti permetteranno ai parlamentari di usare quelle tecniche, o per lo meno chiuderanno un occhio davanti alle loro violazioni.
Ma ciò non sarebbe vero per i normali cittadini e le imprese. La soluzione per loro più conveniente sarebbe far finta di niente e sperare di non finire sotto gli occhi dei detentori dei brevetti. Ma qualcosa come un investimento da parte di un venture capitalist potrebbe essere un’occasione per subire una causa brevettuale.
Tutti e cinque i brevetti di cui abbiamo parlato vengono normalmente violati, e di solito da persone non a conoscenza del brevetto stesso. Se il proprietario di un sito web fosse informato sugli ultimi due brevetti, potrebbe riprogettare il sito; ciò potrebbe minare l’usabilità del sito, ma egli potrebbe comunque evitare di usare le tecnologie brevettate. I primi tre brevetti rendono invece difficile o impossibile offrire in alcun modo contenuti video o audio attraverso internet.
Sarebbe quindi demandato al detentore del brevetto software determinare liberamente quali cittadini possano ricercare e diffondere l’informazione di prima mano su quel che i loro rappresentanti stanno facendo, e quali no. Le fondamenta stesse della società democratica sono in pericolo.
Come illustrato dal sito web del Parlamento Europeo, lo sviluppo del software non viene affrontato solo per scopi commerciali: è fatto a beneficio della società e per motivi pratici. Ciò è in contrasto con gli ambiti tradizionali di brevettabilità come quello farmaceutico o quello meccanico, dove la partecipazione allo sviluppo o alla distribuzione implica che un’impresa abbia a disposizione fondi sufficienti per consulenze legali ed eventualmente per difendersi in tribunale in caso di necessità.
Dei brevetti presi ad esempio sopra, solo uno è posseduto da una impresa europea. Gli altri quattro sono detenuti da entità extra-europee. Questa è all’incirca la proporzione generale dei brevetti sul software in Europa, dei quali solo il 23% è in mano ad entità europee.
Nell’interesse della democrazia e dell’economia europea, la incoraggiamo a prendere una ferma posizione contro i brevetti sul software e a votare per emendamenti che definiscano i termini in modo chiaro e pongano un limite alla brevettabilità delle idee nel software.
Cordiali saluti,
Georg Greve
Presidente di FSFE