VirnetX è un’azienda del Nevada che trae di che vivere dal proprio patrimonio di proprietà intellettuale, e la rendita che spremerà da Apple è ben cospicua: la giustizia dell’East Texas le ha riconosciuto più dei danni che l’azienda stessa aveva stimato, ha condannato Cupertino a pagare 625 milioni di dollari, a fronte del risarcimento di 368 milioni che stava contestando nel corso del processo.
È dal 2010 che VirnetX contesta ad Apple l’impiego illecito delle tecnologie di navigazione sicura descritte in quattro brevetti acquisiti da Science Applications International Corporation (SAIC): Facetime avrebbe abusato dei brevetti 7,418,504 e 7,921,211 e il servizio VPN On Demand avrebbe abusato del 6,502,135 e del 7,490,151 . Il tribunale texano, in primo grado, aveva avallato le sue rivendicazioni: riconosciuta colpevole in primo grado, Apple era stata condannata a pagare 368 milioni di dollari.
Nel settembre 2014 si è celebrato il processo di appello: il tribunale confermava lo sfruttamento indebito da parte di Apple dei titoli di VirnetX per il servizio VPN on Demand ma riteneva necessario ricalcolare i danni, stimati dall’azienda del Nevada in maniera non perfettamente limpida.
Ripresentandosi ora di fronte alla giustizia, VirnetX ha aumentato le proprie pretese: 532 i milioni che ha rivendicato da Apple. Il tribunale gliene ha riconosciuti quasi 100 in più: se la violazione da parte di Apple per VPN on Demand era ormai assodata, ed è valsa 334,9 milioni di dollari, l’abuso dei titoli VirnetX è stato confermato anche per FaceTime e iMessage, a valere circa 200 milioni di dollari. Cupertino ha agito in maniera consapevole, oltre che illecita, e per questo il risarcimento danni è stato appesantito di 93,6 milioni di dollari.
VirnetX, in passato, ha già strappato a Microsoft due accordi stragiudiziali, ottenendo 200 milioni di dollari per chiudere un contenzioso incentrato sulla violazione di due brevetti in materia di VPN e altri 23 milioni di dollari per sei titoli impiegati in Skype e in prodotti dedicati alla comunicazione come Lync. Cupertino non si rassegnerà però ad un accordo stragiudiziale: ha sottolineato che “casi come questo evidenziano la disperata necessità di una riforma del sistema brevettuale” e ha reso noto di essere intenzionata a ricorrere in appello.
Gaia Bottà