VirnetX confida nel fatto che i giudici del Texas le riconoscano una vittoria anche nella seconda celebrazione del processo, determinata dalla decisione della corte d’appello alla quale Apple si era rivolta per cercare di limitare i danni. E auspica che i danni, quelli monetari, vengano ricalcolati a proprio favore, per compensare l’abuso dei brevetti che Apple avrebbe perpetrato con Facetime e il servizio VPN on Demand.
VirnetX, azienda che trae di che vivere dal proprio patrimonio di proprietà intellettuale, dal 2010 brandisce contro Cupertino quattro brevetti dedicati alle tecnologie di navigazione sicura, acquisiti da Science Applications International Corporation (SAIC): Cupertino, aveva denunciato l’azienda, avrebbe illecitamente impiegato nei propri servizi Facetime il brevetto 7,418,504 e il 7,921,211 e avrebbe abusato del 6,502,135 e del 7,490,151 nel servizio VPN On Demand. Il tribunale texano, in primo grado, aveva avallato le sue rivendicazioni: Apple era stata condannata a pagare 368 milioni di dollari, ma si era opposta ricorrendo in appello.
Nel settembre 2014 la corte di appello aveva confermato le violazioni da parte della Mela per VPN on Demand, ma aveva ritenuto necessario rivalutare l’entità del risarcimento: VirnetX, nella stima dei danni e delle royalty, aveva adottato delle procedute non perfettamente cristalline e aveva fatto riferimento al valore dei prodotti per cui Apple rende disponibili le tecnologie oggetto del contendere, e non al valore aggiunto che queste tecnologie conferiscono ai dispositivi.
La nuova celebrazione del processo è in corso: “Apple non ha giocato pulito – ha denunciato l’avvocato dell’azienda – Ha impiegato la proprietà intellettuale di VinetX senza permesso”. Cupertino, dal canto suo, ha sottolineato che a VirnetX “non dovrebbe essere riconosciuto del denaro per tecnologie che non ha inventato”. Sarà la giustizia statunitense a rivalutare il caso, dando per assodata la validità dei titoli oggetto del contendere e la violazione da parte di Apple per VPN on Demand.
VirnetX ha già fatto valere le proprie ragioni su Microsoft con due accordi stragiudiziali, ottenendo 200 milioni di dollari per chiudere il caso in cui le contestava la violazione di due brevetti in materia di VPN e altri 23 milioni di dollari per un altro accordo incentrato su sei titoli impiegati in Skype e in prodotti dedicati alla comunicazione come Lync.
Gaia Bottà