Los Angeles (USA) – Sembra ancora lontana dalla conclusione una vicenda che ha allarmato tutti in questi mesi e che sta conoscendo ora il suo climax. L’Università della California ha infatti chiesto alla Corte federale di Appello di respingere la richiesta di revisione presentata da Microsoft in risposta alla sconfitta in primo grado contro Eolas sulla questione dei brevetti web.
L’ Università , dove quei brevetti sono stati sviluppati e poi affidati ad Eolas per la loro gestione commerciale, ritiene dunque legittima la sanzione di 521 milioni di dollari che fu imposta a Microsoft perché nel suo browser gratuito erano integrati plug-in e applet, tecnologie che Eolas e l’ateneo californiano rivendicano come proprie. A quella sanzione, come si ricorderà, si arrivò calcolando un “danno” di 1,47 dollari per ciascuna delle 354 milioni di copie di Windows con Internet Explorer diffuse tra il novembre del 1998 e il settembre del 2001. A questo furono aggiunti interessi e altri addebiti.
Ora l’Università ha presentato alla Corte una tesi secondo cui non ci sono casi di prior art rispetto ai propri brevetti. Come noto, con questo termine si indicano applicazioni di tecnologie brevettate antecedenti la brevettazione stessa, applicazioni che possono invalidare il brevetto. Secondo Microsoft, il browser “Viola” già possedeva quelle caratteristiche, una tesi ora respinta dall’Università secondo cui “il browser Viola non è la stessa tecnologia dell’invenzione 906”. 906 è il riferimento comune al brevetto Eolas.
La situazione è dunque molto tesa. Nei prossimi giorni Microsoft dovrà rispondere alla nuova offensiva dell’Università. Dalla sua il big di Redmond ha la forte pressione pubblica ingenerata dalla presa di posizione del W3C Consortium contro Eolas e il suo brevetto. Come si ricorderà, sir Tim Berners-Lee, che guida il Consortium, si è già espresso contro il brevetto affermando che potrebbe mettere a rischio non tanto il business di Microsoft quanto lo sviluppo stesso del Web.
Il brevetto Eolas, inoltre, è in fase di riesame da parte dell’Ufficio brevetti americano che, come si ricorderà, ha emesso un primo parere sfavorevole al brevetto stesso, sebbene il processo di revisione non sia affatto concluso.