Brightcove , società di Cambridge che offre uno dei più rinomati servizi di Online Video Platform per i grandi produttori di contenuti, ha annunciato la disponibilità del nuovo framework Brightcove Experience for HTML5 . La novità, il nome lo lascia intuire facilmente, è pensata come possibile soluzione allo stallo esistente tra le piattaforme proprietarie di oggi (Flash) e quelle open che dovrebbero sostituirle domani (HTML 5), aprendo nuovi mercati su dispositivi in dirittura d’arrivo (ovvero iPad).
BE for HTML 5 è attualmente offerto gratuitamente a coloro che sono già clienti Brightcove, non ultime le testate giornalistiche The New York Times e Time . Adottando il nuovo framework, i publisher avranno la possibilità di concentrarsi solo sui contenuti lasciando alla nuova tecnologia il compito di individuare il dispositivo con cui l’utente accede ai suddetti contenuti: in caso di piattaforme mancanti di player Flash (vedi appunto iPhone e iPad di Apple) la visualizzazione passerà direttamente in modalità HTML 5.
“Brightcove Experience for HTML5 riempe il vuoto esistente tra le attuali capacità di playback dello standard emergente e quello di cui i nostri utenti hanno bisogno per operare con successo nel business del video online”, dice il presidente e CEO di Brightove Jeremy Allaire. I già citati NY Times e Time , continua Brightove, sono già al lavoro sul nuovo framework per costruire siti web pronti all’accesso da iPad una volta che il tablet della Mela farà la sua comparsa negli store.
Che Brightcove rappresenti il proverbiale uovo di Colombo capace di scongiurare o quantomeno di mitigare la lotta tra Flash di Adobe e lo standard HTML 5 attivamente supportato da Apple e Google? Gli analisti avvertono che soluzioni “di ripiego” del genere “non solo la panacea per il buco lasciato” dalla mancanza del supporto a Flash sui nuovi dispositivi della Mela.
La stessa Brightcove continua d’altronde a sviluppare attivamente soluzioni per il player multimediale di Adobe, e anche una volta risolti i problemi del codec video di HTML 5 (Apple e Google vogliono il proprietario H.264, Mozilla preferisce quello open Ogg Theora) rimarrà l’incognita di quanti siti web decideranno di supportare entrambe gli standard .
Alfonso Maruccia