“Credo che Internet sia stata una delle forze più potenti per il bene del pianeta nell’ultimo quarto di secolo”. Inizia così un nuovo intervento del co-founder di Google Sergey Brin, in un recente post apparso tra i meandri social della piattaforma Plus. Alcuni passaggi della sua intervista al quotidiano britannico The Guardian sarebbero dunque stati fraintesi oltre che presentati in maniera “distorta”.
“Oggi, la minaccia più grave alla libertà della Rete è rappresentata dai meccanismi di filtraggio imposti dai governi per eliminare il dissenso politico”, ha ribadito Brin. Le stesse iniziative governative per combattere la pirateria digitale avrebbero delle conseguenze disastrose sui principi fondamentali di apertura e libero accesso al web . Posizioni praticamente identiche a quelle esposte al Guardian .
Perché allora un intervento chiarificatore ? Nell’intervista, il co-founder di BigG aveva puntato il dito contro colossi del calibro di Apple e Facebook, che starebbero stringendo la morsa per una visione “balcanizzata” della Rete. Attraverso piattaforme proprietarie che sarebbero ormai riuscite a chiudere milioni di utenti nei cosiddetti walled garden , giardini recintati per il controllo totale delle attività condivise.
“Giusto per chiarire, non credo che questi temi siano gravi quanto la censura imposta dai governi del mondo – ha spiegato Brin – Provo una profonda ammirazione per le due aziende di cui abbiamo parlato, Apple e Facebook. E mi sono sempre piaciuti i prodotti Apple. Infatti sto scrivendo questo post sul mio iMac con una tastiera Apple”.
I giganti di Cupertino e Menlo Park avrebbero dunque offerto il proprio contributo alla libertà d’informazione su Internet. In particolare Facebook sarebbe riuscita a connettere milioni di persone in un unico grande strumento politico, come dimostrato dalla Primavera Araba . E allora? Perché Apple e Facebook sono state indicate come società nemiche della natura aperta di Internet?
Brin ha ora ricordato gli albori del web 1.0, quando Yahoo! creava directory di siti Internet senza bisogno d’autorizzazioni. Quando eBay lanciava le aste online senza dover dividere i guadagni con gli intermediari. Oggi, secondo Brin, avviare un servizio del genere vorrebbe dire passare attraverso un numero cospicuo di gatekeeper . E Google sembra provare nostalgia per il tempo degli operatori attivi senza restrizioni e regole del mercato digitale.
Mauro Vecchio