Pechino – La versione internazionale di Google non è più raggiungibile in moltissime province della Repubblica Popolare Cinese. La decisione dell’autorità di Pechino potrebbe assomigliare ad una reazione alle dichiarazioni di Sergey Brin, fondatore del motore di ricerca americano: Brin ha criticato la propria compagnia ed ha riconosciuto l’allontanamento dai valori etici aziendali pur di far felice la censura cinese. Con questo gesto, Brin ha implicitamente accusato la Cina di essere un paese illiberale, in netto contrasto col valore democratico della libertà d’espressione.
Il sito Google.cn , corrispondente alla versione in mandarino di Google e censurata secondo i diktat di Pechino, è tuttavia ancora raggiungibile. Reporters Sans Frontières , l’associazione parigina che si batte contro la censura online, ha immediatamente lanciato l’allarme: “Google ha finalmente preso la sua posizione ed è entrata a far parte del club delle aziende occidentali totalmente piegate al regime cinese”.
Come ha detto lo stesso Brin, Google continuerà a far funzionare il motore di ricerca censurato e deciderà soltanto in seguito se mantenerlo attivo oppure fare marcia indietro. Il blocco totale di Google.com in Cina ha scosso i vertici della multinazionale, certamente interessata alle prospettive di sviluppo del gigantesco mercato online cinese.
La questione cinese rimane peraltro al centro. È notizia di pochi giorni fa l’ appello dei giornalisti britannici affinché gli utenti boicottino Yahoo! , l’azienda ICT occidentale considerata “partner privilegiato” della censura cinese: non è da escludere che una simile iniziativa possa prendere di mira anche Google.
Nel frattempo, gli sforzi del fronte anti-censura continuano a crescere ed intensificarsi: come ha detto Bill Xia, CEO di Dynamic Internet Tecnology e creatore di vari software per aggirare la censura cinese , “lo sforzo delle autorità cinesi per bloccare la libera consultazione di Internet cresce di giorno in giorno ed ha raggiunto livelli senza precedenti”. L’uso di anonymizer ed altri software speciali per oltrepassare la Grande Muraglia Digitale sta diventando sempre più difficile.
Tommaso Lombardi