L’evoluzione del software è lenta e il software stesso diventa obsoleto in poco tempo: tutto ciò deve cambiare ma affinché ciò avvenga la Rete deve spingere al massimo e diventare una vera e propria locomotiva della tecnologia Questo è il succo di quanto ha dichiarato il co-fondatore di Google Sergey Brin nel corso della I/O Developer Conference tenutasi a San Francisco.
Brin ha sottolineato l’effetto nefasto della Legge di Page , enunciata dall’altro cofondatore della Grande G, secondo cui un software raddoppierebbe la propria lentezza ogni 18 mesi : “Io voglio andare contro questa legge – ha dichiarato – Voglio che il software diventi più rapido”. L’obiettivo è una Rete più performante, capace di una rivoluzione tecno-culturale in cui Internet e browser formino la piattaforma ideale per il richiamo dei contenuti e qualsiasi altra attività online: l’era del cloud computing .
Durante il suo intervento Brin ha ovviamente dedicato del tempo parlando del search, fornendo una personale valutazione sul futuro del settore: “I meccanismi strutturali della ricerca non sono mutati drasticamente ma i netizen sono divenuti col tempo sempre più esigenti, utilizzando criteri di ricerca via via più complessi”. Inoltre nel commentare la sempre più costante evoluzione dei motore di ricerca ha lasciato intendere che in un prossimo futuro sarà ulteriormente arricchito con nuove funzioni : “Spero che gli utenti gradiranno le sorprese che troveranno – dice Brin – nelle ricerche che faranno nelle prossime settimane”.
In sostanza Brin fa i complimenti alla sua creatura elogiandola per gli ottimi risultati ottenuti finora grazie alle ultime innovazioni, svelate durante l’ultima edizione di Searchology, ma rimane con il pensiero proiettato verso il futuro: “In dieci anni – spiega – vedrete applicazioni che una volta erano temi portanti della letteratura sci-fi”.
Ma la conferenza non è stata solo un momento di contemplazione delle potenzialità rappresentate da Google: Brin ha approfittato dello spazio dedicatogli per fare il punto della situazione sul tra BigG e i quotidiani online dando a quest’ultimi il merito di contribuire in maniera fondamentale all’esistenza stessa della ricerca, spiegando che senza i contenuti proposti dai siti di informazione non ci sarebbe nulla da cercare.
Proprio il successo di Google News ha permesso al colosso di Mountain View di elargire circa sei milioni di dollari come emolumento per i fornitori di notizie . Un guiderdone ben gradito visto che anche i colossi dell’editoria stanno attraversando un periodo tutt’altro che roseo. La flessione degli incassi è talmente evidente che Murdoch ha azzardato l’ipotesi di esigere un pagamento per usufruire delle testate di sua proprietà.
Secondo Brin i media stampati non scompariranno ma, come i produttori di software, devono ancora affrontare diversi step prima di trovare un modo di fare business capace di interfacciarsi al meglio con i tempi e con le esigenze dell’utente. Per ottenere ciò è necessario però che gli alti ranghi del settore sappiano aspettare che questo modello entri in funzione pienamente: non dovrebbero quindi aspettarsi guadagni immediati, ma seguire la strada tracciata da Google.
Giorgio Pontico