“Sapevo che il sistema era corrotto anche prima, ma ora so fino a che punto”: Peter Sunde, alias BrokeP, parla dalla sua attuale residenza svedese, un carcere dove è detenuto sin dallo scorso giugno per una pena di 8 mesi legata alle sue attività come portavoce di The Pirate Bay. Le sue parole arrivano grazie al racconto di Julia Reda , parlamentare europeo eletto in Germania nelle fila del Partito Pirata, che ha ottenuto di fare visita all’attivista: non è stato facile, spiega, visto che prima della sua tutte le altre richieste in tal senso erano state negate. Solo l’insistenza di Sunde ha consentito di far rispettare quello che è un suo diritto.
La battaglia di Sunde, spiega Reda, si comprende meglio se si inquadra la sua situazione: detenuto per “incitamento alla violazione del diritto d’autore”, un reato davvero particolare in un contesto socio-culturale in cui la stragrande maggioranza della popolazione che ha accesso ad Internet viola costantemente il copyright, il più delle volte senza rendersene neppure conto. Sunde paga per tutti : la sua dieta vegana è messa a dura prova dal regime alimentare carcerario, la noia appesantisce le giornate scandite dall’ora d’aria e dalle sporadiche visite concesse alla biblioteca del penitenziario. La sua piccola soddisfazione è la consapevolezza che le decine di lettere, pacchi e libri che riceve ogni giorno costituiscono un bel grattacapo burocratico per il personale della prigione, infastidito dall’attenzione che riceve il detenute Sunde.
Per BrokeP, la sua detenzione non ha fatto altro che confermare il suo punto di vista sull’attuale status quo : “La prigione è un po’ come il copyright”, un tema su cui c’è poca trasparenza e in cui questa opacità viene sfruttata da una categoria di persone nel disinteresse generale. Esattamente come il copyright, un tema che riguarda tutti ma che passa sotto traccia a causa del fatto che sia intangibile, allo stesso modo il carcere è una zona grigia: “Se non insisti costantemente per far rispettare i tuoi diritti, ti saranno negati”, spiega Sunde, che come esempio porta il fatto che abbia dovuto ripetere più volte la sua richiesta di avere un libro da leggere come prevede il concetto stesso di riabilitazione carceraria.
Nel tempo che ha avuto per pensare, Sunde ha chiarito che l’attuale situazione nell’attivismo contro il diritto d’autore così come è concepito è arrivato a uno stallo : The Pirate Bay è ormai un’istituzione del panorama del P2P, e ciò ha condotto alla stagnazione e alla centralizzazione del fenomeno del file sharing. Ciò ha indebolito tale attività, centralizzando quello che sarebbe dovuto essere decentralizzato, e l’attuale gestione di TPB è molto lontana dagli ideali sostenuti dai suoi fondatori: il tracker della Baia, la sua infrastruttura, sono il muro portante della maggior parte degli scambi in Rete, ma ciò è una debolezza più che una sicurezza. La neutralità della rete, la decentralizzazione, la portabilità dei propri dati personali sono tre delle battaglie più significative che si combattono in questi anni secondo BrokeP: una Rete cresciuta secondo un modello privo di condizionamenti economici è oggi controllata da aziende e istituzioni che invece mirano a trarre profitto da Internet anche a danno della qualità del servizio offerto ai cittadini; allo stesso modo, l’accentramento di alcune attività anche all’interno di walled garden come Facebook creano un vulnus alla libertà di espressione degli individui in Rete.
Se non vengono prese misure correttive oggi, dice Sunde, “Internet non cambierà radicalmente nei prossimi due anni, ma a lungo termine gli effetti delle decisioni che prendiamo oggi saranno considerevoli”. Fuori dal carcere, una volta scontata la pena, si impegnerà di nuovo nell’attivismo anche per questo: questa volta proverà a svolgere un ruolo diverso, mettendo in piedi un sistema di finanziamento delle campagne che non preveda lo scendere a compromessi per ottenere i fondi necessari. Un’idea di cui non rivela i particolari, ma che sta elaborando proprio mentre dimora in prigione.
Peter Sunde spera che molto presto la sua permanenza nelle carceri svedesi finisca: spera gli vengano concessi gli arresti domiciliari, così da poter andare a visitare il padre gravemente malato e poter mettere fine all’isolamento che sta patendo dietro le sbarre. Ciò potrà avvenire solo se il tribunale che valuterà la sua richiesta stabilirà che non è un soggetto pericoloso per la società : a oggi il suo crimine, conclude Reda, un crimine analogo a quello di decine di migliaia di giovani che ogni giorno scaricano una canzone o guardano un film in streaming, è ritenuto molto grave e pertanto nessun beneficio può essergli garantito nell’attuale regime carcerario.
Luca Annunziata