Invitare un tipo come Peter Sunde a una conferenza dedicata al mercato musicale può risultare controproducente. Avendo rappresentato per anni la “voce” di The Pirate Bay, la piattaforma di distribuzione “illegale” che l’industria sta provando in tutto i modi (e sin qui senza molto successo) a cancellare dalla faccia di Internet, Peter “Brokep” Sunde non è abituato a usare i guanti quando si tratta di denunciare mancanze, accusare politiche antistoriche e più in generale descrivere l’industria musicale come un vecchio relitto superato dal tempo .
Oltre alle associazioni e ai protagonisti del mercato musicale “ufficiale”, la conferenza Great Music Debate: The future of music consumption and its impact tenutasi a Londra ha avuto dunque tra i suoi ospiti anche lo svedese Sunde, testimone della perdurante acrimonia del business contro TPB, e a sua volta protagonista con dichiarazioni niente affatto moderate sull’effettivo stato delle cose e su quello che bisognerebbe fare per andare oltre.
Per Sunde l’industria del disco è finita , anzi, si tratta di un corpo estraneo alla stessa “musica” che essa dice di voler rappresentare, diffondere e far fiorire. “Molte delle cose di cui stiamo parlando riguardano l’industria discografica, non l’industria musicale – ha detto Sunde – Tutti parlano di percentuali… nessuno parla di musica. Sembra che molte delle persone qui presenti potrebbero invece vendere pannolini”.
Le possibilità di business più interessanti, rivela Sunde, si trovano in posti in cui l’industria – che non è morta anzi continua a crescere in certe regioni del mondo – non è interessata a guardare. “L’industria del disco non ha alcun diritto a priori di fare profitti – ha detto Sunde – È disponibile tecnologia che ha privato molta parte dell’industria musicale del suo valore. Dobbiamo semplicemente andare avanti, evolverci… Può non essere un fatto positivo per le persone che lavorano nell’industria del disco, ma l’industria musicale nel suo complesso è in ottima forma”.
A “margine” dell’intervento di Sunde, la conferenza vera e propria ha ospitato interventi e discussioni sulla “morte culturale” causata dalla pirateria, i guasti delle tecnologie DRM e la differenza tra il possedere un CD e scaricare un brano o un archivio di un album online. Si è trattato insomma di “business as usual” con gli stessi argomenti di discussione che circolano (più o meno) dall’epoca di Napster in poi, con Brokep a interpretare il ruolo di “guastatore” in un ambiente apparentemente refrattario a qualsiasi idea di “mutazione” o evoluzione a passi veloci come sarebbe al contrario necessario.
Alfonso Maruccia