Perché ricorrere alla carta quando le pagelle degli alunni italiani potrebbero semplicemente essere messe a disposizione delle famiglie via Internet? Se lo è chiesto il nuovo ministro all’Innovazione e alla Funzione Pubblica, Renato Brunetta, secondo cui “le pagelle dei ragazzi si leggeranno su Internet”.
Brunetta, che sta in queste ore già definendo il piano d’azione per il proprio mandato, ha iniziato ieri ad illustrare con alcuni esempi di richiamo quali saranno le direttrici, dichiarando ad esempio che “la banda larga e l’ICT dovranno far superare ai cittadini ogni barriera fisica”.
Ma ce n’è anche per la carta , il supporto tanto caro alle pubbliche amministrazioni e ancora diffusissimo nelle imprese nonostante le varie normative su protocollo informatico, dematerializzazione, fatturazione digitale e via dicendo. “Basta con la carta – ha dichiarato il neoministro – dovrà sparire nel giro di un anno e mezzo. Non si torna indietro – ha sottolineato – dobbiamo tagliarci i ponti alle spalle”.
Per tentare di raccontare la “sua” rivoluzione, quella che vuole imprimere al “sistema Italia”, Brunetta ha sottolineato che ” le reti sono un tesoro e dovranno essere al servizio dei cittadini”. Il che significa che “poste, farmacie, tabaccherie possono diventare tutti terminali della pubblica amministrazione dove si possono avere certificati”.
Tutto questo produrrà secondo Brunetta un aumento dell’efficienza, una razionalizzazione delle risorse della pubblica amministrazione e, probabilmente, anche licenziamenti . “Questo – ha sottolineato il Ministro – ci aiuterà a liberare risorse umane”. Brunetta parlando ieri durante una trasmissione RAI ha usato parole particolarmente severe per inquadrare la nuova mission in tema di lavoro pubblico, accennando “al bastone e alla carota”: “Il bastone sono i licenziamenti. Le regole già ci sono, persino più dure del settore privato – ha dichiarato – si può licenziare ridando responsabilità ai dirigenti e alle gerarchie”. E la carota? Quelli sono “incentivi e premi a chi lavora bene. Nel settore pubblico – ha sottolineato – questo quasi mai succede. Se il settore privato fosse senza incentivi come il pubblico le aziende chiuderebbero subito”.