Durante il Question Time della Camera, il Ministro Renato Brunetta ha spiegato i motivi per cui lo smart working non può funzionare nella Pubblica Amministrazione. Il cosiddetto lavoro agile per i dipendenti pubblici presenta una serie di problemi, tra cui l’assenza di regole contrattuali, adeguate infrastrutture tecnologiche e sicurezza, come dimostra l’attacco subito dalla Regione Lazio.
Smart working non adatto alla PA
Rispondendo all’interrogazione di Roberta Alaimo (M5S), il Ministro ha sottolineato che lo smart working nella Pubblica Amministrazione è stata “la risposta emergenziale al lockdown“, ma “non ha garantito i servizi pubblici essenziali“, come quelli garantiti dai lavoratori della sanità, della sicurezza e della scuola. Brunetta ha inoltre evidenziato che il lavoro agile è “senza contratto, senza obiettivi, senza tecnologia e senza sicurezza“. In pratica è un “lavoro a domicilio all’italiana“.
Secondo il Ministro, questo tipo di smart working non può essere utilizzato in futuro. Meglio quindi puntare sulla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, sull’interoperabilità delle banche dati e sul cloud, sfruttando le risorse del PNRR. Il lavoro da remoto ha funzionato solo dove era già regolato e organizzato tramite una piattaforma digitale già esistente, come quella dell’INPS.
Brunetta aveva comunque dichiarato che il lavoro agile verrà utilizzato fino ad una quota del 15%, anche dopo il ritorno in ufficio. Per questo motivo, l’ARAN avrà il compito di stabilire le regole contrattuali per i dipendenti in smart working.