Bruxelles – La Commissione Europea vuole indurre i paesi membri ad abbandonare la tassa statale sui dispositivi di riproduzione e registrazione multimediale, nonché sui supporti digitali utilizzati per l’archiviazione dei dati. Il cosiddetto equo compenso , secondo l’autorevole Financial Times , è destinato a diventare storia. Tuttavia, la raccomandazione in cantiere presso la Commissione potrà tagliare l’equo compenso dal prezzo finale dei soli prodotti che utilizzeranno sistemi antipirateria .
L’adozione totale delle tecnologie DRM , in pratica, verrà imposta all’industria attraverso un incentivo di tipo fiscale, già auspicato da aziende del calibro di Apple , Sony e tantissimi altri big player internazionali. Tutti i prodotti che hanno un ruolo tecnicamente marginale nella realizzazione e nella diffusione di copie abusive dei contenuti multimediali, come ad esempio i cellulari, dovranno essere completamente “liberati” dalla tassa locale per la compensazione degli artisti.
“A patto che gli organi statali interessati alla tassazione”, riporta il Financial Times, “riescano a dimostrare oggettivamente che i prodotti da tassare siano effettivamente un rischio per il copyright”: ovvero, la tassa sarà del tutto legittima solo ed esclusivamente per quei dispositivi che non offrono solide garanzie di salvaguardia del diritto d’autore dell’industria dei contenuti.
L’abbattimento dell’equo compenso porterebbe così un abbassamento dei prezzi per i consumatori. La decisione della Commissione, attesa per la fine del 2006, non dovrà essere applicata obbligatoriamente dai singoli membri UE: tuttavia, sottolineano gli osservatori internazionali, molti paesi la accoglieranno per timore di sanzioni comunitarie.
Attualmente, non tutti i paesi prevedono la tassazione dei prodotti digitali così da compensare autori ed artisti per l’eventuale uso di masterizzatori, registratori e supporti ottici come CD e DVD vergini a fini di backup di opere protette. In Francia, lo stato incassa almeno 50 euro per ogni iPod da 4Gb venduto al dettaglio. La tassa è in vigore anche in Italia , dove tra l’altro è particolarmente alta.
In Gran Bretagna, riporta The Register , l’equo compenso non è mai esistito. Introdotto negli anni sessanta, il principio fiscale dell’equo compenso si è affermato con vigore e maggiore incisività sui bilanci pubblici soltanto negli ultimi anni. Ogni anno, secondo le fonti ufficiali europee, l’equo compenso genera un gettito complessivo di circa 1,2 miliardi di euro : nel 2001, i soldi raccolti per mezzo di questa tassa erano “soltanto” 500 milioni di euro.
Tommaso Lombardi