Bruxelles – Broadband, sicurezza, servizi pubblici online ma soprattutto… broadband. La banda larga come panacea di tutti i mali, il cavo veloce come veicolo di sviluppo e come strumento per forgiare una nuova generazione di servizi e di utenti. Dunque riallocazione delle risorse e acceleratore a manetta sulle tecnologie di connettività veloce.
Questo il profilo che maggiormente risalta tra quelli che assume a seconda di come lo si guarda il progettone svelato ieri dalla Commissione Europea con cui si intende tirare a nuovo i programmi eEurope di Lisbona.
Non a caso questi nuovi progetti si chiamano “eEurope 2005”, nel segno di una continuità che contiene anche una scadenza, perché il 2005 viene visto come l’anno in cui la svolta dev’essere avvenuta. Entro il 2005, infatti, la novità dovrà essere un mercato della banda larga che sia accessibile da un altissimo numero di europei a prezzi alla portata dei più.
L’idea della Commissione parte dalla prospettiva secondo cui entro il 2005 ogni scuola, ogni municipio, ogni ospedale europeo potrà godere di un accesso veloce ad internet. Questo viene ritenuto un elemento essenziale tanto per l’aumento dell’efficienza e della produttività dei diversi soggetti pubblici e privati quanto per una spinta all’innovazione nel settore dell’hi-tech.
Secondo la Commissione, per i progetti a banda larga, e per arrivare rapidamente a risultati importanti, i paesi membri della UE devono spingersi sulla connettività veloce senza perdere tempo coinvolgendo da subito i servizi pubblici.
Al centro anche la sollecitazione ai 15 di sfruttare fondi e agevolazioni finanziarie per far sì che le infrastrutture della banda larga raggiungano anche quelle zone che sul piano commerciale non rappresentano un investimento ad alto impatto. Si tratta, questo, di un punto “chiave” e sentito moltissimo dagli utenti-cittadini che oggi, in Italia e altrove, sono tagliati fuori dall’accesso a tecnologie come l’ADSL tradizionale.
“Gli Stati Membri – ha affermato la Commissione – in accordo con la Commissione dovranno sostenere dove necessario lo sviluppo della banda larga nelle aree meno favorite”. Anche per questo Bruxelles rifinanzierà alcuni progetti di sviluppo, portando i propri impegni dal 10 al 30 per cento delle spese totali nell’ambito dei fondi strutturali.
Erkki Liikanen, commissario europeo alla società dell’informazione, ha spiegato che un mercato più competitivo ha portato alla riduzione dei costi di accesso ad internet ma che la banda larga rimane ancora troppo onerosa nella UE. “Vogliamo – ha spiegato Liikanen – creare un circolo virtuoso capace di stimolare lo sviluppo di infrastrutture e di contenuti”.
Liikanen ha voluto però spiegare che non ci sono “nuovi fondi” per il broadband quanto invece una più semplice riallocazione. Della possibilità di investire di più dei 6 miliardi di euro che già sono allocati in progetti IT tra il 2000 e il 2006, Liikanen ha spiegato che se ne potrà parlare quando la UE rivedrà la propria strategia sugli aiuti allo sviluppo.
A pesare, ovviamente, anche l’evidente diretto collegamento tra lo sviluppo del broadband e la possibilità per l’industria dei contenuti di fornire agli utenti nuove tipologie di offerta e per altri settori, come la medicina, nuove opportunità tutte da esplorare.