Lo sguardo basso, la barba trascurata, si stropiccia le mani mentre medita pubblicamente sulle proprie malefatte: Jakub F. era un giovane brillante quando trafficava in software pirata presso la comunità warez. Non lo faceva per denaro, non credeva di danneggiare nessuno. Ma è stato colto sul fatto, giudicato colpevole, costretto a risarcire i detentori dei diritti. Invita tutti alla responsabilità: violare il copyright comporta delle conseguenze, per l’industria e coloro che ne violano i diritti.
Quella di Jakub K. non è una presa di posizione spontanea : il video in cui racconta la propria storia, accompagnato dalle immagini del suo dramma e da una colonna sonora in crescendo, caricato su YouTube il 22 novembre, è la sua occasione di riscatto. È parte di un accordo stragiudiziale che ha negoziato con Business Software Alliance per riparare ai danni che l’industria del software attribuisce alla sua attività pirata.
Il trentenne ceco è stato giudicato colpevole di violazione del diritto d’autore lo scorso anno presso il tribunale di Litomerice: condivideva a mezzo link postati sui forum software commerciale, Windows 7 e 8 compresi, videogiochi, film caricati su piattaforme di hosting. 7.049 i prodotti per cui è stato ritenuto colpevole, 6,7 milioni di corone ceche, pari a 210mila euro, i danni stimati dalla sola BSA per il proprio comparto industriale sulla base della diffusione dei software da lui messi a disposizione. 3,7 milioni di corone ceche (137mila euro) sono invece i danni rivendicati dall’industria cinematografica, 137mila corone (5mila euro) quelli stimati per l’industria videoludica.
Jakub K. è stato punito dalla giustizia del proprio paese con una pena di tre anni di carcere, interamente sospesa. Avrebbe dovuto ripagare l’industria dei danni riconosciuti dal tribunale, ma l’uomo non si trova nelle condizioni economiche di poter sostenere il risarcimento: la pirateria, evidentemente, non sempre frutta.
È così che è stato negoziato l’accordo stragiudiziale che, in cambio di uno sconto sul risarcimento , lo impegna all’abiura: un atto di pentimento che si concretizza in un video promozionale, la stessa proposta che mamma Jammie, icona della crociata dell’industria musicale contro il P2P, ha orgogliosamente declinato . Secondo la legge del contrappasso, indirettamente evocata dal responsabile di BSA Jan Hlavac, “ha illegalmente condiviso software, giochi e film, scaricati da migliaia e forse decine di migliaia di utenti. Ora dovrà condividere la sua storia da pirata con coloro che inconsapevolmente violano la legge”.
Jakub K., secondo l’accordo firmato con l’industria del software, dovrà raggiungere nel giro di un mese le 200mila visualizzazioni, pena la possibile corresponsione dell’intero risarcimento: si tratta, spiega BSA, di una soluzione scelta per “motivarlo a partecipare e condividere il video”. Più che scuotere le coscienze, la pubblica abiura di Jakub K. sta raccogliendo dimostrazioni di solidarietà .
Gaia Bottà