A rivelarlo è stato un recente studio commissionato dalla Business Software Alliance (BSA), l’associazione internazionale che dal 1988 lotta per la tutela del copyright relativo ai più svariati prodotti software. Il valore commerciale del software illegale installato a livello globale sarebbe pari a 44 miliardi di euro, cresciuto del 14 per cento rispetto allo stesso periodo nello scorso anno.
Una mole imponente di denaro: le grandi software house che pure hanno venduto applicazioni per un valore complessivo di quasi 67 miliardi di euro, ritengono che avrebbero potuto ottenere dal mercato molto di più. I vertici di BSA hanno dunque sottolineato come, per ogni dollaro speso in maniera lecita nel 2010, ci siano ulteriori 63 centesimi derivanti dalla distribuzione non autorizzata di applicazioni.
Principali responsabili di questo mercato sommerso sarebbero le cosiddette economie emergenti , le cui attività pirata avrebbero fruttato quasi 22,5 miliardi di euro . In paesi dell’America Latina e dell’Europa dell’Est, quasi 7 prodotti software su 10 risulterebbero privi di licenza. Seguono a ruota l’area asiatico-pacifica (60 per cento di applicazioni illecite) e il Medio Oriente (58 per cento).
In Italia sembra invece esserci una situazione di stallo, con il 49 per cento del software installato illecitamente . Un dato immutato rispetto al precedente report di BSA, a cui farebbe però riscontro un controvalore pari a 1400 milioni di euro . Il tasso d’illegalità nel Belpaese sarebbe secondo solo a quello greco (59 per cento), rimasto costante in barba al generale trend decrescente registrato in Europa Occidentale.
“Un rapporto fra software pirata e legale che si mantiene al 49 per cento rimane un problema per il sistema Italia, oltre che un’occasione mancata di sviluppo economico – ha spiegato il presidente di BSA Italia Matteo Mille – Lo dimostra il fatto che il nostro paese rimane in watch list nel rapporto Special 301 della U.S. Trade Representatives “.
Secondo una ricerca condotta da Ipsos per BSA, il 67 per cento degli italiani è effettivamente convinto che la tutela della proprietà intellettuale remuneri la creatività, contro una media del 73 per cento registrata in altri paesi. Il 49 per cento ha poi sottolineato come i benefici del software lecito affluiscano effettivamente all’economia nazionale, contro una media globale del 59 per cento .
Mauro Vecchio