Nella sua eterna lotta contro l’uso illegale del software nelle imprese italiane, l’alleanza dei produttori di software proprietario, Business Software Alliance (BSA), ha ora diramato una nota per raccontare al mondo quali sono le reazioni “tipiche” dei responsabili IT delle aziende colte col programma nel sacco.
In particolare – sostiene BSA – “le cinque principali motivazioni fornite dal management intervistato a livello EMEA rispetto all’utilizzo di software pirata sono:
1. È colpa/responsabilità di qualcun altro
2. Abbiamo passato un periodo di rapida espansione/di fusione con/di acquisizione di un’altra società e non ci siamo ricordati di acquistare ulteriori licenze
3. Non ne sapevamo assolutamente nulla
4. Le licenze hanno costi troppo elevati che non ci possiamo permettere
5. Stavamo solo provando il software e non ci siamo ricordati di disinstallarlo”
Scuse, dice BSA, che non tolgono nulla ai guai legali che si abbattono su queste imprese. Ma, continua l’Alliance, “non è una questione puramente legale”. BSA invita infatti le aziende a gestire il software al meglio anche per “fare in modo che gli investimenti in risorse software sostenuti rendano il massimo in termini di valore per il business”. “Le aziende che non tengono traccia della situazione di software e licenze – continua l’Alliance – rischiano di spendere molto di più di quanto sarebbe necessario, acquistando talvolta un numero di licenze superiore a quello realmente utile per programmi utilizzati da pochi dipendenti in azienda (o a prezzi non competitivi), oppure commettendo gravi errori nell’identificare il software pirata scaricato da Internet, potenzialmente infetto da virus o spyware”.