Secondo quanto si legge nel comunicato stampa dei sindacati SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL, BT Italia avrebbe proceduto unilateralmente a mettere in cassa integrazione più di 210 lavoratori in quello che viene da loro definito un “piano industriale e di riorganizzazione poco credibile”. Contattata, l’azienda ribadisce di aver voluto dare seguito al piano industriale presentato lo scorso 21 luglio, che prevede 120 esuberi per il triennio 2010-2013, e a cui si sommano altri 90 dipendenti il cui taglio era già stato annunciato lo scorso anno. I sindacati hanno quindi confermato lo sciopero del prossimo 7 settembre.
“L’azienda – si legge nel comunicato sindacale – se vuole avere un qualsivoglia dialogo con il sindacato, ritiri le procedure di cassa e riconosca ai lavoratori il contributo che hanno dato per portare BT in sostanziale pareggio. Del resto anche i recenti risultati di BT a Londra dimostrano una crescita di ricavi, con l’Italia che rappresenta il mercato europeo più importante per l’azienda inglese. Almeno fino adesso”.
Secondo quanto si legge nel comunicato, il piano industriale sarebbe volto a nascondere “probabilmente una sola questione: nonostante i risultati positivi, il management ha deciso che l’Italia non è più un mercato su cui continuare ad essere presenti”. L’obiettivo del management, accusano i rappresentanti dei lavoratori, sarebbe dunque quello di delocalizzare in India e Ungheria alcune attività semplicemente per ridurre i costi. Una ricostruzione che l’azienda nega, ribadendo l’intenzione di restare sul mercato italiano, pur ammettendo che talune iniziative siano volte – come indicato nel piano presentato – all’utilizzo “delle best practice di BT Global Service per l’ottenimento di una maggiore efficacia operativa”.
BT Italia si è recata nella mattinata di ieri a Roma presso il Ministero del Lavoro, ed è stata l’occasione per presentare in sede istituzionale il suo piano industriale. Il confronto con le parti sociali non ha prodotto risultati immediati, tanto da spingere i sindacati nel comunicato ad affermare che “Ad agosto il primo 20 per cento della forza lavoro sarà messo in cassa integrazione”: permane tuttavia l’impressione che rimangano spazi di manovra che andranno esplorati nelle prossime settimane (più probabilmente alla fine di agosto e nell’imminenza dell’agitazione preannunciata).
I sindacati lamentano sia il fatto che in realtà l’azienda sia tornata in utile , sia il fatto che secondo la ricostruzione della rappresentanza questi ultimi anni sono stati caratterizzati da “sacrifici fatti pagare ai lavoratori” per gestire il rilancio aziendale, cui sarebbero dovuti corrispondere impegni da parte del management e che sono invece rimasti, secondo i sindacati , disattesi.
Nel comunicato stampa relativo alla presentazione del piano, BT Italia per bocca del suo AD Corrado Sciolla parla invece della necessità di “agire in maniera decisa su tutte le leve dei costi”, pur differenziando la questione: “non sono previste dismissioni – aveva proseguito l’amministratore delegato – anzi nelle aree commerciali e in quelle delle consulenza alle imprese investiremo ampliando le risorse”. L’intenzione di BT Italia sarebbe insomma quella di preservare le proprie attuali commesse (che comprendono clienti come Fiat e Mediaset) che garantiscono un fatturato di 1 miliardo di euro l’anno e che pesano significativamente nel bilancio globale di BT, ma in un frangente economico complesso come l’attuale provvedere a una razionalizzazione del proprio personale per restare competitivi sul mercato nazionale.
Claudio Tamburrino