È stata soprannominata Poisonous Dahlia ed è una recente operazione compiuta dalla Magistratura insieme alla Guardia di Finanza di Cagliari, che ha di fatto inibito l’accesso dall’Italia al motore di ricerca BitTorrent Btjunkie.org . O, nelle parole dei vertici della Federazione Industria Musicale Italiana (FIMI), uno dei più importanti supermercati mondiali del falso multimediale.
E Poisonous Dahlia è stata descritta come un’operazione particolarmente innovativa, almeno da un punto di vista giuridico. L’accesso a Btjunkie.org è stato infatti bloccato a partire da un ordine di inibizione emesso direttamente dal PM, che lascerà aperta solo una strada per un eventuale ricorso in Cassazione . Nel famoso caso di The Pirate Bay, il sequestro tramite inibizione era stato convalidato dal GIP, poi appellabile al riesame.
Stando ai dati forniti da FIMI, la piattaforma del torrentismo può poteva vantare oltre 500mila accessi quotidiani dall’Italia . Grazie ai numerosi banner pubblicitari, i responsabili di Btjunkie.org sarebbero riusciti a raggranellare qualcosa come 3,5 milioni di euro l’anno . La recente inibitoria è stata imposta sulla base della normativa sul commercio elettronico, ovvero gli articoli 14 e seguenti del D.Lgs 70 del 2003.
“Il blocco del sito pirata Btjunkie è un importante messaggio mandato dalla Magistratura italiana alle organizzazioni criminali che prosperano sulla distribuzione illegale di musica- ha dichiarato il presidente di FIMI, Enzo Mazza – L’indagine della Guardia di Finanza e l’intervento della Procura di Cagliari non raccolgono solo il plauso delle imprese che producono contenuti, ma anche di tutti quei partner tecnologici che oggi in Italia contribuiscono allo sviluppo del mercato legale della musica digitale”.
Mauro Vecchio