Un drammatico cyber-suicidio , annunciato su Internet dopo quasi 7 anni d’attività. Gli agenti della Guardia di Finanza di Cagliari hanno ora tastato il polso al defunto Btjunkie, uno dei più popolari motori di ricerca del torrentismo. Nessuna pulsazione, la piattaforma canadese giace senza vita nel suo limbo digitale. Le Fiamme Gialle del capoluogo sardo l’hanno ora confermato: Btjunkie è deceduto per sempre .
Crollato definitivamente dopo la voragine pubblicitaria, unica fonte di sostentamento del search engine nordamericano. L’operazione Poisonous Dahlia aveva di fatto inibito l’accesso dall’Italia al motore di ricerca, descritto dalla Federazione Industria Musicale Italiana (FIMI) come “uno dei più importanti supermercati mondiali del falso multimediale”.
Per Btjunkie, un triste addio ai suoi numeri da top ten del file sharing. Oltre 4 milioni di file torrent attivi, con un ritmo di crescita pari a 4mila nuovi contenuti al giorno. Stando ai dati forniti dalla stessa FIMI, la piattaforma poteva vantare più di 500mila accessi quotidiani dal Belpaese. In termini pubblicitari, i responsabili di Btjunkie sarebbero riusciti a raggranellare qualcosa come 3,5 milioni di euro l’anno .
Inserito nella lista dei “nemici del copyright” dal governo statunitense, BtJunkie – meglio, il suo cadavere digitale – è stato di nuovo sepolto dai finanzieri cagliaritani. Il sito non ha più la possibilità di ripartire perché gli interventi dell’autorità giudiziaria sono riusciti a tagliare drasticamente le possibilità di attirare gli inserzionisti grazie ai milioni di visitatori in tutto il mondo.
Poisonous Dahlia è stata descritta come un’operazione particolarmente innovativa, almeno da un punto di vista giuridico. L’accesso a Btjunkie.org è stato infatti bloccato a partire da un ordine di inibizione emesso direttamente dal PM, che ha lasciato aperta solo una strada per un eventuale ricorso in Cassazione. Nel famoso caso di The Pirate Bay, il sequestro tramite inibizione era stato convalidato dal GIP, poi appellabile al riesame .
Le attività investigative delle Fiamme Gialle di Cagliari non sembrano affatto terminate. Altro “supermarket del falso multimediale”, il popolare Kickasstorrents risulta – al momento, non per chi scrive – inaccessibile agli utenti tricolore. Pare che gli accessi alla piattaforma siano stati inibiti come testimoniato dagli stessi netizen: l’ordine di inibizione emesso dal sostituto procuratore della Repubblica di Cagliari Giangiacomo Pilia è risultato dell’operazione “Last Paradise”.
Con oltre 10 milioni di file torrent attivi, Kickasstorrents riceve in media 3 milioni di visite al giorno da tutto il pianeta. L’Italia è il terzo paese per numero di utenti dopo India e Stati Uniti. Meglio noto come Kat , il sito frutterebbe ai suoi gestori 8,5 milioni di dollari all’anno.
Mauro Vecchio