Si tratta di una svolta cruciale nell’ambito di quella che era già stata soprannominata Poisonous Dalhia , ovvero l’operazione messa in atto dalla Guardia di Finanza di Cagliari nei confronti del popolare motore di ricerca BitTorrent Btjunkie.org . Giangiacomo Pilia, attuale sostituto procuratore del Tribunale dello stesso capoluogo sardo, ha recentemente diramato uno specifico provvedimento ad indagare per favoreggiamento i provider NGI e Fastweb .
Stando all’accusa , i due fornitori di connettività “hanno favorito l’accesso degli internauti italiani alla piattaforma multimediale pirata Btjunkie, non ottemperando all’apposito ordine di inibizione del sito”. L’accesso a Btjunkie.org era stato infatti bloccato a partire da un ordine di inibizione emesso direttamente dal PM, che avrebbe lasciato aperta solo la strada per un eventuale ricorso in Cassazione.
“Per la prima volta in Italia l’Autorità Giudiziaria ha delineato i contorni della responsabilità degli Internet Service Provider in casi della specie”, si può leggere nel comunicato stampa diramato dalla Guardia di Finanza di Cagliari. Ma l’inottemperanza dei due ISP italiani avrebbe consentito agli utenti di continuare a scaricare contenuti in maniera illecita , “rendendo in parte inefficace la barriera tecnologica eretta intorno al portale”.
Stando alla ricostruzione offerta dalle Fiamme Gialle, alcuni blog avrebbero dato voce alle indicazioni fornite dallo stesso Btjunkie, circa la possibilità di accedere comunque al portale pirata. “Un’accurata perizia tecnico-informatica” avrebbe successivamente scoperto l’inottemperanza da parte di Fastweb e NGI. Lo stesso Fastweb ha poi parlato di un non meglio specificato inconveniente tecnico, ora del tutto risolto .
“Riteniamo l’azione promossa dalla magistratura di Cagliari molto importante – ha spiegato il presidente di FIMI Enzo Mazza – per dare un segnale che l’illegalità non può essere tollerata né favorita in alcun modo, soprattutto da parte di aziende che offrono servizi di telecomunicazione, il cui ruolo è determinante nel porre fine alle violazioni come previsto dalla direttiva sul commercio elettronico”.
Mauro Vecchio