Nell’aprile 2019 la pubblicazione della prima immagine di un buco nero supermassiccio, l’enorme entità Messier 87 con massa stimata in 6,6 miliardi di volte quella del Sole e situata a una distanza di 55 milioni di anni luce da noi, nella galassia Virgo A. Oggi quella che potremmo definire la sua versione 2.0, con un maggiore livello di dettaglio che consente di osservare l’azione dei campi magnetici che lo attorniano.
I campi magnetici del buco nero Messier 87
A pubblicarla i responsabili dell’iniziativa Event Horizon Telescope, oltre 300 ricercatori provenienti da tutto il mondo, al termine di un lavoro durato due anni. Sono stati impiegati otto telescopi posizionati in punti diversi del nostro pianeta, in modo da crearne uno virtuale dalle dimensioni pari a quelle della Terra e poter così acquisire immagini con una risoluzione tale da poter misurare la lunghezza di una carta di credito poggiata sulla superficie della Luna
. Questo il commento di Monika Mościbrodzka, coordinatrice del EHT Polarimetry Working Group al lavoro sul progetto.
Stiamo ora osservando una prova cruciale di come i campi magnetici si comportano intorno ai buchi neri e di come l’attività in questa regione compatta dello spazio può proiettare potenti getti relativistici molto lontano dalla propria galassia.
È stata ottenuta tenendo conto della polarizzazione della luce che arriva da M87, in modo da poter osservare le linee invisibili nello scatto del 2019. Di seguito le parole di Iván Martí-Vidal, altro ricercatore impegnato nell’iniziativa.
Questo risultato è una pietra miliare. La polarizzazione della luce porta con sé informazioni che ci permettono di comprendere meglio i fenomeni fisici alla base dell’immagine vista nell’aprile 2019, con modalità che prima non erano possibili.
Per meglio comprendere come funziona la polarizzazione (che tutti noi possiamo sperimentare indossando gli occhiali da sole) e in che modo il suo impiego ha contribuito al risultato, Event Horizon Telescope ha caricato su YouTube un filmato esplicativo.
Lo stesso vale per l’azione dei campi magnetici legati al plasma che circondano un buco nero.
Per maggiori informazioni e dettagli di natura tecnica rimandiamo al sito ufficiale del progetto ETH.