Web – Grande l’imbarazzo per Amazon.com , il negozio più celebre in Internet, dopo che un problema nella gestione del proprio sito aveva consentito l’esposizione dei nomi di molti utenti, che fin lì erano protetti da nickname o altri attributi e che, dunque, non potevano essere visualizzati da chi accedeva alle pagine dedicate ai libri.
Difficile però determinare se l’imbarazzo di Amazon.com per un problema di privacy grosso come una casa sia pari a quello di molti autori di libri in vendita che si sono visti clamorosamente sconfessare .
Stando alle cronache di chi nelle ore del buco ha potuto visualizzare quelle pagine, infatti, moltissimi titoli in vendita su Amazon, titoli accompagnati sempre da commenti e posting degli utenti del sito, sono “spinti” proprio dagli stessi autori. Dietro ai nickname che con più entusiasmo parlano dei volumi in vendita, infatti, si celavano in molti casi gli autori dei libri , evidentemente lì per promuovere le proprie opere.
In sé non c’è nulla di strano perché non è difficile supporre che chi vende un libro su Amazon è anche tra i più interessati a sostenerne la reputazione e stimolare l’interesse per quel titolo. Va da sé, però, che un conto è la teoria un altro conto è vedere inopinatamente il proprio nome esposto al pubblico ludibrio.
Non solo, i giochini sembrano più complessi di così. Intervistato da un reporter americano, un autore ha dichiarato di aver postato un commento entusiastico sotto il titolo del volume di un proprio amico perché, a suo dire, altri autori (invidiosi? concorrenti?) avevano pubblicato appositamente commenti malevoli.
E a poco vale la dichiarazione di una portavoce di Amazon, secondo cui si è trattato di uno sfortunato errore che ora Amazon avrà cura di esaminare per evitare che si ripeta. Vale a poco, dicono in tanti, perché il giochino delle recensioni si è dimostrato per quello che è. Scoperta l’acqua calda?