Roma – Gli esperti della sicurezza dei network parlamentari australiani sono in queste ore nel mirino dei media locali: per ben due volte in questo mese, l’ultima ieri, hanno consentito al worm Bugbear di infilarsi in computer che dovrebbero essere tra i più protetti.
Il celebre verme che da qualche settimana scala la classifica dei worm più attivi, e di cui Punto Informatico si è già occupato , a quanto pare era stato completamente distrutto dai computer del Dipartimento stenografico del Parlamento. Ieri notte, però, è entrato nuovamente nei sistemi parlamentari attraverso una connessione remota, autorizzata ma evidentemente infetta.
Il responsabile dei sistemi, John Templeton, ha spiegato che “si tratta di un sistema molto complesso al quale sono in molti a collegarsi da remoto”. Come a dire, dunque, che non tutti i laptop in possesso di parlamentari e funzionari possono essere sottoposti a controllo e prevenzione antivirus.
“Il Senato – ha concluso Templeton – è lo snodo di una rete che include 250 uffici elettorali e sistemi di accesso remoto per senatori, funzionari e per i loro staff”. Sono ben 3.500 gli utenti complessivamente autorizzati ad interagire con il sistema. Va detto che a gestire questa messe di utenti non sono solo i servizi parlamentari di Templeton, che se ne occupano solo per il network interno, ma anche l’Amministrazione generale, che ha in carico la rete esterna e gli accessi da remoto.
L’epidemia, che era scattata due settimane fa, era stata debellata in un paio di giorni ma in quest’ultima occasione i responsabili IT sostengono di essere riusciti a “far fuori” Bugbear in una 50ina di minuti.