Bump , la tecnologia che permette di scambiare dati tra due dispositivi mobile “scontrandoli” tra di loro, nel 2010 ha visto i suoi numeri triplicati .
Tra dispositivi iOS e Android, l’applicazione è stata scaricata 25 milioni di volte e ha raggiunto 7 milioni di utenti attivi . Solo negli ultimi cinque mesi il traffico giornaliero diretto al suo sito è quintuplicato e il giorno di Natale gli utenti dell’app hanno scambiato in media 20 foto al secondo : il successo ha attirato l’attenzione degli investitori e permesso ora alla startup di ottenere 16 milioni di dollari in fondi.
Questi si aggiungono a quelli già raccolti, per un totale di 20 milioni di dollari: tra gli investitori l’ultimo è Andreessen Horowitz (lo stesso che ha partecipato all’ultimo round di investimenti che ha fatto raccogliere a Groupon 950 milioni di dollari ), che si va ad unire a Sequoia, Sherpalo Ventures e SV Angel.
Dopo l’esordio con i dati dell’agenda, le condivisioni consentite da Bump sono state estese alle foto e ai file musicali, e oggi permette anche di trasferire denaro (ma attraverso la versione PayPal che ha ottenuto in licenza la tecnologia). L’ultima novità introdotta è stata la possibilità di “scontrare” solo virtualmente i dispositivi e diventare di fatto una canale affermato di condivisione file privato anche tra utenti non prossimi geograficamente.
“Invece di utilizzare email o SMS, strumenti sviluppati ormai anni fa – ha detto David Lieb, CEO di Bump Technologies – si possono sfruttare nuovi mezzi di comunicazione per adeguarsi alla potenza delle nuove piattaforme mobile”.
Una volta sfruttati anche i nuovi fondi arrivati sulla fiducia , Bump dovrà dunque iniziare a pensare a come monetizzare il tutto: la prossima sfida di un percorso appena incominciato e che prevede prima la necessità di allargare ancora la base di utenza e di aggiornare la versione Android al livello di quella giù disponibile per iPhone.
La divulgazione delle API potrebbe essere la risposta alla prima questione, aiutando ad aumentare le funzioni disponibili, anche se la stessa azienda sta pensando di integrare nella sua app funzionalità diverse, come potrebbe essere quella adottata da PayPal per effettuare transazioni economiche.
Per la monetizzazione le strade sono varie e l’azienda inizia a guardare i possibili utilizzi dell’app nel mondo business: in fondo, la possibilità di scambi a costo e tempo zero è molto interessante, basti pensare alle iscrizioni ad una mailing list in cambio di coupon o, nel caso di una band, di un mp3, senza perdere il tempo della compilazione di un modulo. Oppure al suo utilizzo per piccole transazioni economiche in via alternativa, per esempio, alla tecnologia RFID in cui credono i produttori negli Stati Uniti per integrare negli smartphone un sistema di pagamento.
Claudio Tamburrino