Il 2018 non è certo stato il più sereno e tranquillo degli anni per Google e per la sua parent company Alphabet: la questione cinese, il dibattito sull’impiego dell’IA a scopi militari, l’introduzione del GDPR in Europa e la scoperta di una grave vulnerabilità seguita dall’annuncio della chiusura per il social G+. Sono soltanto alcune delle sfide che il gruppo di Mountain View si è trovato ad affrontare. Eppure, il suo business non sembra averne risentito poi molto.
Il Q4 2018 di Alphabet
Lo testimoniano i risultati finanziari dell’ultima trimestrale. Alphabet ha chiuso il Q4 2018 con 39,3 miliardi di dollari di entrate (+22% rispetto al Q4 2017) e utili che si attestano a 8,2 miliardi (+23%). L’advertising rimane l’attività più redditizia per il colosso (32,6 miliardi, +20%), che nonostante una concorrenza più che mai presente sta adattando le modalità di erogazione delle inserzioni in modo da rispondere a una fruizione dei contenuti online che va cambiando di pari passo con una diffusione sempre più capillare dei dispositivi mobile: sebbene il prezzo di ogni click o tap sulle pubblicità sia diminuito del 29%, il volume delle interazioni è salito del 66%. Una crescita spiegata con una maggiore propensione ad aprire un banner o uno spot su smartphone anziché su computer desktop. Segno positivo anche per le cosiddette Other Revenues che includono i progetti cloud e hardware: 6,49 miliardi in tre mesi, +31% in un anno. Per le Other Bets (Waymo, Verily ecc.) le entrate si sono fermate a 154 milioni di dollari (+18%).
Sfide all’orizzonte per bigG
Cifre andate ben oltre le previsioni formulate dagli analisti. Ciò nonostante, le contrattazioni nella sessione after-hours hanno portato il titolo a scendere del 2,6%. Aleggia qualche preoccupazione. In primis relativamente alle spese operative di una delle più grandi realtà del mondo online (+30% nel 2018), il cui business oggi va ben oltre i confini del motore di ricerca: ci sono data center da mantenere e altri da costruire per assicurare l’operatività dei progetti cloud e di quelli legati all’intelligenza artificiale, una forza lavoro salita a 98.771 dipendenti (dato aggiornato al 31 dicembre) dalle 80.110 unità di un anno prima, il denaro versato nelle casse di partner-competitor come Apple per garantire che le ricerche degli utenti iOS finiscano su Google (7,44 miliardi, +13%) e gli investimenti necessari per realizzare e commercializzare nuovi dispositivi hardware, dai telefoni della gamma Pixel agli speaker della linea Home. Incidono sul bilancio anche gli assegni staccati per l’acquisizione di contenuti da trasmettere in esclusiva attraverso le offerte premium di YouTube.
Dalla CFO Ruth Porat è giunto in passato l’invito a ridurre i costi, andando a intervenire su alcune delle strutture gestite dal gruppo e sull’attività del laboratorio X diretto da Astro Teller, fucina di progetti come Loon e Wing che proprio per via della loro natura sperimentale impiegano parecchio tempo prima di produrre utili, arrivando talvolta a essere accantonati se l’azienda non intravede uno sbocco commerciale. A tal proposito, di recente i vertici della società sono intervenuti per rassicurare i dipendenti sull’inconsistenza delle indiscrezioni che vorrebbero all’orizzonte un taglio del personale.