Nonostante nel passato “recente” della Terra non si siano registrati incombenti pericoli di impatto con sassi spaziali, la nuova coscienza tecnologica indica che sono numerosi gli asteroidi che potrebbero collidere con la superficie terrestre. Primo tra tutti Apophis il NEO che potrebbe colpire la terra nel 2036. Come difendersi dalla sassaiola galattica? È questa la domanda che si stanno ponendo ricercatori spaziali e scienziati di tutto il pianeta.
In passato si era tentato un approccio in stile Bruce Willis, in seguito accantonato per evidenti e validi motivi: tale soluzione prevedeva l’esplosione di una testata nucleare direttamente sulla superficie dell’asteroide in maniera da disintegrarlo. Trattandosi di asteroidi molto vicini all’orbita terrestre, tale modus operandi potrebbe sì polverizzare l’asteroide, generando però un numero non quantificabile a priori di frammenti la cui grandezza potrebbe risultare ancora terribilmente rischiosa.
Per questo motivo, tale opzione è stata pian piano abbandonata. La soluzione più ovvia per evitare l’impatto dell’asteroide col Pianeta è senz’ombra di dubbio quella volta a deviarne la traiettoria . Alle numerose ipotesi già fatte nel passato, va ora ad aggiungersi quella fatta da David French, del dipartimento di ingegneria aerospaziale della North Carolina State University . Secondo lo studioso, un modo effettivo per modificare la traiettoria di un asteroide sarebbe quello di sbilanciarne il baricentro, imbragandolo con un lungo reticolo al quale è applicata una zavorra. “In questo modo si cambia il centro della massa dell’oggetto, modificandone l’orbita in maniera da farlo scivolare vicino al pianeta Terra piuttosto che farlo impattare” spiega French. Nonostante l’idea possa sembrare valida, le difficoltà potrebbero essere date dalle modalità di attuazione, così come ammesso dal ricercatore stesso. Inoltre, anche se le previsioni suggeriscono che vi sia tempo sufficiente per agire, gli scienziati intendono agire in tempo per avere più tentativi a disposizione.
Tra le altre ipotesi fatte, sembra riscuotere molto interesse quella studiata da un team di ricercatori del Lawrence Livermore National Laboratory in California. Secondo gli studiosi, una soluzione efficace potrebbe essere quella di far esplodere una carica nucleare pari alla potenza di 100 kiloton in prossimità dell’asteroide , a circa 250 metri.
Tutto ciò sarebbe necessario a fornire una lieve “pacca” sulla spalla del corpo roccioso utile a deviarne la traiettoria, accelerando il suo moto di 6,5 mm al secondo e facendolo uscire con l’ausilio del tempo a disposizione, dalla rotta di collisione con la Terra. L’evento, simulato in laboratorio su un asteroide dal diametro pari ad un chilometro, avrebbe mostrato che la distanza tra la carica esplosiva e l’ammasso roccioso stesso sarebbe necessaria a dare la spinta voluta pur non causandone la completa rottura: dai risultati della simulazione, solo l’1% della totalità si sarebbe disgregato in frammenti piccoli abbastanza da non destare preoccupazione.
Le sperimentazioni continuano: il prossimo passo della ricerca vedrà coinvolta la simulazione di un’esplosione generata a pochissimi metri dalla superficie del corpo vagante, ma con una carica esplosiva di minore entità. Nonostante ciò, vengono vagliate ulteriori soluzioni in maniera da avere più alternative a disposizione: sarebbero oltre un migliaio gli asteroidi che, pur non essendo in rotta verso l’orbita terrestre, potrebbero in seguito ad altre collisioni modificare la propria rotta e puntare verso la Terra.
Tra le ipotesi vagliate dalla comunità scientifica vanno ricordate, ad esempio, quelle volte ad utilizzare la luce solare come spinta necessaria a deviare la traiettoria dell’asteroide. Quest’ultima possibilità sembra riscuotere molto interesse da parte degli scienziati che pensano di schierare una flotta di satelliti muniti di specchi volti a riflettere la luce solare sulla superficie dell’asteroide in modo da vaporizzarne una parte e generare una spinta necessaria allo scopo prefisso. Altri ricercatori hanno introdotto l’idea di dipingere la superficie del sasso astrale in maniera da assorbire più calore, mentre altri ancora puntano sulla trazione di alcuni razzi. Va comunque specificato che ognuno di questi metodi punta sull’azione anticipata nel tempo: questa sembra essere l’unica e vera arma a disposizione per tentare di trovare una soluzione efficace.
Vincenzo Gentile