Roma – Una domanda provocatoria: può una restrizione preconcetta delle libertà digitali portare ad una migliore fruizione dell’ambiente digitale? Non è una domanda retorica: nel Regno Unito si vogliono buttare fuori dalla rete i siti che vengono pubblicizzati dai messaggi spammatori.
La logica dell’accordo che è stato raggiunto dai provider che aderiscono al LINX, il “London Internet Exchange”, alcuni dei più grossi nomi della connettività d’oltremanica, è stringente: se un sito viene pubblicizzato attraverso operazioni di spam allora va chiuso.
Gli ISP sanno bene che nella stragrande maggioranza dei casi non c’è alcuna connessione formale tra lo spammatore e il sito pubblicizzato: in una email anonima e non richiesta spedita da ignoti a masse di utenti internet possono essere presenti link di qualsiasi genere. Ma nessuno si nasconde il fatto che moltissime azioni spammatorie sono pensate proprio per promuovere quanto venduto, talvolta illegalmente, da siti di ogni tipo. Chi sarà linkato, questa l’idea dei provider inglesi, dovrà essere censurato e i provider dovranno cancellarne il sito.
Inutile ribadire i danni dello spam e dei virus da spam, che secondo tutti gli osservatori ormai costituiscono una percentuale variabile tra il 60 e l’80 per cento di tutta l’email circolante . Utile invece chiedersi se una mano dura, anzi così dura, non vada ad infierire contro quelle libertà digitali che invece si vorrebbe difendere.
La libertà di gestire l’email senza affogare nella spazzatura è senz’altro essenziale in un mondo digitale che dipende molto, anzi moltissimo, dalla posta elettronica. Altrettanto essenziale è però la libertà di pubblicare siti web . Se è vero che ciò deve avvenire all’interno di regole che sono dettate più spesso dai provider che dalle legislazioni nazionali, è anche vero che un’azione automatica di censura dei siti contro lo spam potrebbe tradursi, vista la natura spregiudicata dello spam stesso, in una censura ai danni di spazi web legittimi.
Si può agire, dunque, ma soltanto con una gestione oculata e non automatica dei meccanismi di censura antispam . Alcuni dei maggiori provider, come si ricorderà, hanno proposto di estromettere da internet i PC dei meno esperti laddove questi non si impegnino a proteggere i propri computer. Anche quella è una misura antispam e antivirus, anche quella è una imposizione difficile, forse necessaria, per preservare il cybermondo. Ma in quel caso c’è un valore in più che il LINX non ha dichiarato: l’esame specifico delle problematiche sollevate dai singoli abbonati.
La risposta alla domanda dunque probabilmente non esiste. Se si vuole sbattere fuori dalla rete chi spamma, e chi non lo vorrebbe?, allora si faccia, ma solo se ciò non compromette il senso stesso della rete, ossia la libera circolazione delle informazioni.