Dopo anni investiti in discussioni e prove tecniche, i ricercatori IBM stanno seriamente pensando di utilizzare i sensori di vibrazione all’interno dei dischi rigidi per analizzare le informazioni sui terremoti e prevedere gli tsunami. L’idea, già portata avanti anche dalle università di Riverside e Stanford con il progetto Quake-Catcher Network , propone una rete di computer sempre collegati, per monitorare le scosse sismiche a livello mondiale.
Nell’iniziativa promossa dal Quake-Catcher Network chiunque può contribuire all’invio di dati utili: basta installare l’apposito software in un computer che possieda un hard disk dotato di sensori di movimento. I dispositivi portatili sono esclusi da questo tipo di monitoraggio. Secondo il ricercatore IBM Bob Friedlander “ricevere e analizzare dati da più fonti significa poter fornire un quadro molto più dettagliato su ciò che sta accadendo durante un cataclisma, ma questi dati devono essere più puliti possibile”.
È ovvio che l’hard disk dei laptop finirebbe con l’inviare una serie di falsi allarmi. Si è deciso quindi di restringere l’operazione ai dischi rigidi dei mastodontici server montati su rack. “Le condizioni ambientali dei server nei data center sono molto più controllabili” ha spiegato Friedlander. Sai che sono in un determinato piano dell’edificio, orientati in un certo modo. Quindi, in caso di terremoto sarà possibile calcolare meglio l’onda sismica, capire a quale forza sta per essere sottoposta la struttura e quanto durerà ancora la scossa”.
Nel corso dei prossimi mesi, IBM conta di avviare un progetto pilota con i suoi data center ma spera anche che altre aziende sparse nel mondo decidano di affiliarsi. Del resto, per generare dati affidabili e veramente utili, i server collegati al network devono essere distribuiti su un territorio più vasto e più vario possibile.
Roberto Pulito