Miami (USA) – Passerà sei mesi dietro le sbarre il ragazzo, oggi 16enne, che a soli 15 anni è entrato nei sistemi del Pentagono che si occupano di analizzare i rischi legati alle testate nucleari tattiche e in quelli della NASA, da dove si è scaricato quasi 2 milioni di dollari in software.
Jonathan James, il cui nome è stato reso noto dal padre dopo che il Tribunale aveva evitato di diffonderlo, meglio noto come “c0mrade”, si è dichiarato colpevole di tutte le accuse ascrittegli e sarà il più giovane cracker mai incarcerato negli Stati Uniti.
c0mrade, tra le altre cose, sarebbe riuscito ad inserirsi nei computer che “colloquiano” con la stazione spaziale internazionale, ad intercettare la bellezza di 3.300 email scambiate tra alti ufficiali governativi nonché a rubare una quantità imprecisata di password di account e di accesso a sistemi classificati.
E mentre il procuratore generale degli Stati Uniti Janet Reno commentava che “entrare in casa di qualcuno, per una rapina o una intrusione informatica, è un crimine gravissimo” è iniziata l’ennesima polemica sulla sicurezza dei sistemi informativi delle autorità americane. Il fatto che un 15enne abbia fatto il bello e il cattivo tempo in computer teoricamente inaccessibili non può naturalmente passare inosservato.
In realtà a Jonathan “è andata bene”, perché se fosse stato un adulto avrebbe potuto essere accusato di crimini ancora più gravi, tra cui intercettazione e abuso di sistemi informativi. Colpisce dunque che nella sentenza che lo porta dietro le sbarre per sei mesi vi sia anche una disposizione secondo cui dovrà scrivere lettere al Segretario della Difesa e al vertice della NASA per scusarsi di quanto ha fatto. Nessuna scusa, invece, è provenuta ai contribuenti americani da parte del Pentagono o dalla NASA per la malagestione informatica.